Il Franco Parenti rilancia Una stagione da «Champions league»

Può anche darsi che, come sostiene la direttrice artistica Andrée Ruth Shammàh, i camerini abbiano giocato un ruolo importante: a detta di molti attori e registi che li hanno frequentati, nessun teatro italiano può vantarne di così suggestivi e accoglienti. Sta di fatto che, per la stagione 2009-2010, il Franco Parenti è riuscito a ingaggiare tutti i più significativi esponenti della ribalta italiana. Scorrendo il centinaio di pagine della cartella stampa, ci si imbatte nei nomi di Paolo Villaggio, Nicoletta Braschi, Giorgio Albertazzi, Gene Gnocchi, Paolo Poli, Fabrizio Gifuni, Sabrina Colle, Filippo Timi, Giuseppe Patroni Griffi, Vladimir Luxuria... Fermandoci qui non avremmo elencato che i protagonisti di un terzo degli eventi in programma. Oltre che ricca di attori e di registi di calibro, la prossima stagione del Franco Parenti è infatti stracolma di spettacoli, che possono venire indicativamente suddivisi in quattro rassegne. La più eclatante si intitola «Ragazzi terribili» ed è dedicata a cinque grintosi ottantenni (o giù di lì) del teatro italiano: Paolo Villaggio, Glauco Mauri, Giorgio Albertazzi, Paolo Poli e Adriana Asti, protagonisti di rivisitazioni letterarie come «Le lezioni americane» di Italo Calvino e i «Sillabari» di Goffredo Parise, o interpreti di classici contemporanei come Bertolt Brecht ed Eric-Emmanuel Schmitt. Si prosegue con «Pinter e dintorni», un ciclo di sei spettacoli dedicati al grande drammaturgo inglese da poco scomparso, ma anche a due suoi compagni di strada come Eugène Ionesco e Samuel Beckett. È quindi la volta di «Varie-tè», sottile gioco di parole che evoca una miscellanea di intrattenimento e ricerca, in cui non a caso troviamo affiancati il Gene Gnocchi di «Cose che mi son capitate» e «Chasimb'ARCA», uno spettacolo che Eugenio de' Giorgi ha tratto da testi di Haim Baharier, il più raffinato esegeta biblico in circolazione.
Il vero fiore all'occhiello della stagione è però rappresentato dalla rassegna «Italiana», interamente dedicata alla drammaturgia nazionale, non senza un po' di orgoglio patrio e con molta attenzione ad autori ingiustamente trascurati della letteratura del Novecento. All'interno di questa sezione troviamo per esempio «L'ingegner Gadda va alla guerra», una sorta di «fisiologia dell'evento bellico» delineata dalle parole di Carlo Emilio Gadda e messa in scena da Fabrizio Gifuni il quale, tra gli esponenti della «meglio gioventù» del teatro italiano, si conferma il più sensibile al richiamo del Novecento letterario. Sempre nell'ambito di «Italiana» è doveroso segnalare «Dissipatio H. G.», lo spettacolo che Guido De Monticelli ha tratto dall'omonimo romanzo di Guido Morselli: uno dei testi più radicali e vertiginosi sulla condizione umana, scritto da un autore misconosciuto in vita e non abbastanza noto neppure dopo la sua tragica morte.
La partita più delicata e più interessante del Franco Parenti si gioca però su di un ciclo di «letture sceniche», previste ogni ultima domenica del mese, da fine ottobre a fino maggio. Gli autori dei testi saranno i drammaturghi italiani contemporanei, che presenteranno le loro ultime creazioni sotto forma di mera scrittura, dando solo qualche indicazione su come trasporli scenicamente. Si tratterà di un'occasione per far conoscere al pubblico figure note solo tra gli addetti ai lavori, ma capaci di grande intensità di scrittura, spesso superiore a quella di molti celebrati romanzieri.

E magari anche di far percepire quella tensione nei confronti del reale, quella tenacia nel continuare a scrivere nonostante l'esiguo riscontro, su cui in fondo si regge l'intero sistema teatrale italiano: una tensione e una caparbietà che, anche per un attore o un regista, può risultare più invogliante e più bella del più bello dei camerini.

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