Nadia Muratore
da Torino
Si aprirà domani uno dei processi più «mediatici» al quale gli italiani abbiano mai assistito. Alla presenza di Anna Maria Franzoni, inizierà alle 9 la prima udienza del processo, presso la prima sezione della Corte d'Assise d'Appello del Piemonte e della Valle d'Aosta, che vede alla sbarra la mamma di Cogne accusata di aver ucciso il figlio Samuele. Per prima cosa i giudici, presidente Romano Pettenati, giudice a latere Luisella Gallino e gli otto giudici popolari, ripercorreranno le diverse tappe della vicenda di Cogne. Poi toccherà al procuratore generale Vittorio Corsi e all'avvocato della difesa Carlo Taormina, avanzare le proprie richieste. Il processo sarà aperto al pubblico e quindi ai giornalisti ma, secondo una norma del codice di procedura penale, non saranno ammessi i mezzi tecnici audiovisivi e di riproduzione, quindi telecamere e macchine fotografiche saranno rigorosamente tenute fuori dall'aula.
L'avvocato Taormina chiederà di poter acquisire il video sul quale è stato registrato il sopralluogo da parte dei carabinieri, nella camera da letto e nel garage dello chalet di Montroz, eseguito nel giorno stesso del delitto del piccolo Samuele. Il procuratore generale Corsi avanzerà a sua volta la richiesta di acquisire le perizie riguardanti il così detto fascicolo «Cogne bis». Si tratta delle diverse analisi eseguite dalla difesa di Anna Maria Franzoni e dalla procura di Torino dopo che, nel 2003, il pool di consulenti della mamma di Cogne aveva rilevato alcune impronte che parevano essere sfuggite ai ripetuti sopralluoghi dei Ris di Parma. Questi segni identificativi, secondo le perizie della procura, sarebbero stati collocati sulla scena del crimine in un secondo momento rispetto all'uccisione di Samuele Lorenzi. Da questa ipotesi di reato era partita una denuncia nei confronti dello stesso Taormina e di alcuni periti, per frode processuale e diffamazione.
Domani, all'apertura del processo, i periti incaricati dal Gip di Torino avrebbero dovuto depositare le loro relazioni ma proprio in questi giorni è stata chiesta una proroga, per cui i risultati saranno consegnati al giudice per le indagini preliminari il 26 di novembre e quindi, se ritenuto opportuno, saranno acquisiti dalla Corte. Nel primo processo, svoltosi con il rito abbreviato nel luglio del 2004, Anna Maria Franzoni era stata condanna alla pena di 30 anni, in quanto ritenuta responsabile della morte del piccolo Samuele. Il primo settembre dello stesso anno il giudice Gramola depositò le motivazioni della condanna: nelle 93 pagine del fascicolo vengono ricostruite le diverse fasi del delitto, indicandone le ragioni che lo hanno indotto ad accogliere le richieste dell'accusa, dichiarando l'imputata responsabile del delitto. Da qui il ricorso in Appello da parte della difesa di Anna Maria Franzoni.
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