A Frascati trionfano i graffiti metropolitani

Fedora Franzè

Portare il linguaggio dei muri della vicina metropoli a dilatarsi fino al centro di un’altra realtà urbana, che è al contempo fascia esterna della grande città e autonomo cuore politico-amministrativo: l’operazione artistica di Gea Casolari, che ha collocato fotografie di graffiti stampate davanti al palazzo comunale di Frascati, si iscrive in un progetto di mostra collettiva che coinvolge l’intera cittadina tuscolana.
«Written City» è l’occasione offerta a giovani artisti italiani di dire la loro sulla e nella città. Il Comune di Frascati, con il museo delle Scuderie Aldobrandini, si cimenta con successo da qualche anno in mostre d’arte contemporanea che integrano la preziosa natura museale del sito; quest’ultima iniziativa si segnala però in particolar modo per il coraggio. Le opere non sono chiuse in un luogo deputato, sono dislocate per le strade del centro, sui binari fuori uso della stazione, sui muri, sulle facciate, sulle panchine della passeggiata.
Si giunge alle varie opere seguendo un percorso grafico tracciato lungo il centro storico dai ragazzi di alcune scuole di Frascati, alle prese con la fatica di un’arte contemporanea a cui non si arriva mai col programma, ma che finalmente è qualcosa di vivo e quotidiano con cui confrontarsi. La riscrittura della città avviene attraverso interventi dolci, che captano segnali in via di spegnimento o nuove vibrazioni dando loro un'amplificazione. Alcuni chiaramente legati alla storia del territorio, come nel caso delle pelli di animali appese sul muro curvo sopra la strada trafficata, a ricordo della natura rurale dell’insediamento; altri trasformano le parole mille volte ascoltate in nuove promesse, o le canalizzano nell’orecchio gigante applicato sulla facciata di un palazzo, come fanno Federico Putrella e Liliana Moro.
Tutti gli artisti dialogano con la storia della città, quella studiata dai giovani curatori lungo le strade e nei documenti per l’occasione, quella conosciuta da sempre perché vissuta ogni giorno, quella ignorata da sempre perché vissuta ogni giorno.

L’anonimato dell’oggetto d’arte che sembra casuale, che accetta di mescolarsi all’arredo urbano, è un modo generoso e aperto di rendere disponibile, a chiunque abbia voglia di parlarne, gli argomenti di un paio di generazioni, che rischiano di (non) passare alla storia come le «invisibili».
Fino all'11 giugno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica