Cuorgné - Ha il sapore della vendetta, il sanguinoso pestaggio di martedì sera nel convento di San Colombano Belmonte, nel Torinese. I tre malviventi che, incappucciati e armati di bastone, si sono introdotti nel refettorio e massacrato di botte quattro frati, hanno agito come se fosse una spedizione punitiva premeditata. E a intorbidire le acque c’è anche il sequestro, da parte dei carabinieri, di alcuni bigliettini adesivi, una decina in tutto trovati attaccati lungo un corrimano esterno della chiesa. Sui foglietti, ora all’esame dei Ris di Parma, che hanno fatto un lungo sopralluogo nel convento posto sotto sequestro, i carabinieri hanno trovato una decina di bigliettini con frasi minacciose contro i preti e il Vaticano. Messaggi molto chiari: «Preti pedofili», «La galera non basta... bastonate!».
Parole pesanti come pietre. E ora gli inquirenti vogliono capire se siano tracce dello stesso odio che ha armato la mano dei massacratori. Una violenza che risulta inspiegabile anche secondo il Cardinale Severino Poletto: «I malviventi volevano picchiare, non rubare. Dentro di loro c'era molto odio».
Padre Sergio Baldin - sul quale la banda si è accanita con pugni e calci fino a quando non ha perso i sensi - ha 49 anni ed è il più giovane. I frati Emanuele Battagliotti, Salvatore Magliano, Martino Gurini, hanno rispettivamente 81, 86 e 76 anni.
Nell’ipotesi di una rapina, la possibilità che potessero reagire era ridotta ai minimi termini. Ma ormai anche gli stessi religiosi che da ieri presidiano il convento piemontese tendono a escludere la rapina. «Ci siamo domandati quale sia stata la causa che ha scatenato tanta violenza - spiega frate Crivellin -, ma non è facile dare una spiegazione a un gesto simile».
L'ipotesi di una vendetta trova riscontri anche dai carabinieri di Torino - al comando del colonnello Antonio De Vita - che ammettono che si tratta di «una rapina anomala». Come si dice in questi casi nessuna pista viene tralasciata, ma è chiaro che la pista della vendetta sta crescendo.
Da luglio il convento di San Colombano aveva subito già due furti, giusto una manciata di spiccioli dell'elemosina. Questa volta il bottino non è stato di molto superiore: meno di 200 euro, anche se solo i frati potranno dire cosa è stato portato effettivamente via dalle celle e dal refettorio. Nel Santuario erano custoditi oggetti sacri preziosi, ma forse non sono stati presi in considerazione dai ladri perché difficili da trasportare e da rivendere.
Secondo gli investigatori la banda cercava solo del denaro e il fatto di non averne trovato a sufficienza ha scatenato la reazione violenta. Si è mormorato anche che frate Baldin avesse ricevuto delle minacce, ma ai carabinieri non risulta e neppure ai suoi confratelli. «Però non lo escludiamo - precisano i religiosi -, Padre Sergio era molto riservato, può essere che non abbia voluto confidarcelo per non spaventarci». Forse il religioso aveva sorpreso qualcuno a rubare e lo aveva riconosciuto. Per paura di una denuncia, il ladro avrebbe organizzato il raid a San Colombano.
Tra qualche giorno, quando i religiosi feriti in maniera meno grave se la sentiranno, saranno accompagnati a San Colombano e potranno raccontare come si sono svolti i fatti.
Restano gravi le condizioni di Sergio Baldin, ricoverato in prognosi riservata all'ospedale San Bosco di Torino. Operato alla testa nella notte di martedì, ieri ha risposto in maniera positiva agli stimoli neurologici dei medici, che si dicono moderatamente ottimisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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