Frattini al Cairo: «Noi rispettiamo soltanto la legge»

SFIDA L’attacco del ministro degli Esteri egiziano: «Verso l’islam c’è violenza». Bossi: «Gli intolleranti sono loro»

Un attacco a freddo. Arriva di mattina, da un governo di solito moderato e aperto con gli occidentali, specie se italiani. Stavolta no. Stavolta l’Egitto è stranamente aggressivo sulla guerriglia di Rosarno. Il ministero degli Esteri del Cairo usa parole insolitamente ruvide contro l’Italia per condannare «le violenze» e «la campagna di aggressione» contro «le minoranze arabe e musulmane» e chiedere al governo di Roma di tutelare gli immigrati. Accuse alle quali il ministro degli Esteri Franco Frattini, in missione in Africa, ha scelto di replicare in maniera molto soft, ricordando che nel paesino calabrese ci si è limitati a far rispettare le leggi di fronte a «violenze inaccettabili», che nulla hanno a che fare con «motivazioni religiose» o etniche. Nessun razzismo quindi, ha assicurato il titolare della Farnesina. È la stessa tesi di Umberto Bossi, che però è meno diplomatico e più diretto: le proteste egiziane? «Guardate come trattano i cristiani loro. Li fanno fuori tutti», ha detto il ministro delle Riforme, riferendosi alla strage di copti in Egitto del 6 gennaio scorso. Al di là delle espressioni colorite come d’abitudine, Bossi evoca però una possibile chiave di lettura per la nota irritualmente dura fatta diramare in mattinata dalla moderatissima diplomazia egiziana.
I rapporti tra Roma e Il Cairo - grazie anche all’amicizia personale tra i due leader, Silvio Berlusconi e Hosni Mubarak - segnano infatti da tempo sereno stabile. E nel gruppo di immigrati di Rosarno - come ribadirà ancora nel pomeriggio la questura di Reggio Calabria - non c’era nessun egiziano. Perché dunque una presa di posizione così forte? Qualcuno ha voluto leggere nella protesta del Cairo una sorta di reazione (in diplomazia la chiamano «reciprocità») alla condanna arrivata da più parti in Occidente - Italia compresa - proprio dell’eccidio di otto cristiani copti a Nagaa Hamadi nella notte del Natale ortodosso. Lettura tuttavia respinta dal titolare della Farnesina, secondo cui non c’è nessun legame tra le due cose. E se nella nota egiziana si stigmatizza anche il crescendo di episodi «razzisti» e la condizione di disagio in cui versano gli immigrati in Italia, Frattini ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Nessuno - ha sottolineato il ministro - può accusarci di razzismo, anzitutto gli egiziani che sono quelli che hanno un numero di quote di immigrazione regolare, che rispettano le leggi e che non danno nessun problema all’Italia».
E il 16 gennaio, quando al loro incontro al Cairo il collega Aboul Gheit - come anticipato dalla nota di ieri - «solleverà la questione», il titolare della Farnesina spiegherà che «in Italia vogliamo che le leggi siano rispettate e che nessun tipo di violenza, come quelle che tutta Europa ha visto nelle strade di Rosarno, può essere accettata. Questo, con le motivazioni religiose, non c’entra assolutamente niente».
Anche a parte il caso diplomatico tra Roma e Il Cairo resta tesa la situazione politica su Rosarno. Dopo il monito dell’Osservatore romano sugli italiani «ancora razzisti», ieri sono stati i vescovi - per bocca di mons.

Bruno Schettino, presidente della Fondazione Migrantes e responsabile Cei per l’immigrazione - ad invitare a superare «le tentazioni di xenofobia» e a denunciare «la debolezza del sistema di accoglienza e integrazione».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica