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Il fronte interno Riforma della sanità, il presidente ora corre da solo

Alla fine i democratici hanno ceduto. La famigerata «public option», la nascita di una compagnia pubblica che competa sul mercato costringendo le assicurazioni private ad abbassare i prezzi, non ci sarà. O meglio non sarà nelle mani del governo, mettendo così da parte il nodo che aveva attirato sul presidente americano Barack Obama l’accusa di «socialismo». La proposta ufficiale è stata presentata ieri mattina ed è già arrivata all’esame della commissione Finanze del Senato. Al posto di una compagnia nelle mani dello Stato nascerà una rete di cooperative che offriranno polizze a basso costo. Un compromesso per convincere i repubblicani ad appoggiare la riforma in Senato dove i numeri sono strettissimi. L’accordo però non c’è stato comunque; Max Baucus, il presidente della commissione Finanze che per settimane ha cercato la mediazione con l’opposizione, ha alla fine rinunciato a far firmare il testo anche ai tre repubblicani incaricati delle trattative. La proposta è però molto più «morbida» della versione iniziale e nei prossimi giorni i democratici cercheranno di portare dalla loro la manciata di repubblicani moderati che garantirebbero di varare la riforma. Il costo totale del piano sarà di 856 miliardi di dollari in dieci anni. Il nuovo sistema è il famoso «Co-Op», l’alternativa che lo stesso Obama aveva definito «un’idea percorribile» rispetto al suo piano di creare un’assicurazione pubblica, che comunque non avrebbe previsto un sistema all’europea, ovvero di assistenza «gratuita» per tutti.

Co-Op sta per «Consumer Operated and Oriented Plan», una rete di cooperative no-profit gestite direttamente dai pazienti che potranno operare in uno o più Stati ciascuna.

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