Fronte del sì all’attacco: «Dopo la fecondazione cancelleranno l’aborto»

Dalla Prestigiacomo a Pecoraro Scanio: «Se perdiamo domenica, il prossimo passo sarà la revisione della legge 194»

da Roma

I presidenti di Camera e Senato sostengono apertamente la causa dell’astensione. Il presidente della Repubblica tace, ma fa trapelare che alle urne della scuola «Giuseppe Mazzini», nel quartiere Trieste dove ha mantenuto la residenza, «sicuramente» ci andrà, come ha sempre fatto. Piero Fassino, Fausto Bertinotti e Alfonso Pecoraro Scanio alfieri del fronte del sì, raggiunti da Walter Veltroni, Gianfranco Fini, Antonio Martino, Stefania Prestigiacomo eccetera. Francesco Rutelli ormai capofila del mondo trasversale del «non possumus».
A una settimana dal voto sulla fecondazione assistita, all’appello mancano in pochi. La radicale Emma Bonino non condivide il pessimismo di Pannella sul quorum e si dice sicura che, contro i «preoccupanti» appelli al non voto di alte cariche dello Stato, «Ciampi difenderà la decenza costituzionale». Romano Prodi, reduce da Creta, appare ancora imballato nel durissimo scontro con Rutelli. La sua annunciata presenza alle urne, come cattolico «adulto», non scioglie però i nodi che soffocano la sua leadership. Servirebbe un atto di coraggio, considerata la sfrontata sfida rutelliana. Un partito, la Margherita, che secondo il rifondatore Bertinotti, «non lavora più per l’Unione ma solo per sé. Della scelta astensionista Rutelli ha fatto una questione politica, assumendo una posizione più moderata di Fini, più arretrata di molte parti del mondo cattolico, che come Prodi hanno deciso di votare. Molto grave perché rimette in discussione il profilo laico di un partito».
È sullo storico crinale laici-cattolici che si giocherà anche questo referendum. Lo ricorda anche il filosofo Emanuele Severino, che stigmatizza le leggi «che costringono ad agire religiosamente», così come le «contraddittorie preoccupazioni cattoliche di non sprecare embrioni: vietare a embrioni di essere concepiti equivale a relegarli per sempre nel nulla, al di qua dalla vita, mentre una volta creati, in quanto esseri umani, in base alla dottrina della Chiesa, sarebbero comunque destinati a vita eterna...».
La legge 40 è «antiscientifica e medioevale» sostiene l’astrofisica Margherita Hack, mentre il socialista Ugo Intini vede il referendum come «continuazione di quelli sul divorzio e l’aborto, laddove i laici hanno le proprie convinzioni ma non pretendono di imporle agli altri, al contrario dei cattolici».
La ministra di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, sospetta invece che il successo dell’astensionismo possa «far mettere in discussione anche la legge sull’aborto», che in molti punti è in contraddizione con la «legge 40». Denuncia che viene amplificata dal leader verde Pecoraro Scanio, secondo il quale così «si svelano le peggiori intenzioni degli astensionisti, che nascondono un doppio trucco: far saltare il quorum al referendum e avviare in modo surrettizio una campagna per l’abolizione della 194». All’appello della Prestigiacomo, rivolto a tutte le donne in quanto «è in gioco la loro salute», si unisce Ida Germontani (An).
Accuse «false» che dimostrano come i referendari «non abbiano argomenti» replica il senatore di An, Riccardo Pedrizzi, ricordando che la legge sull’aborto «non c’entra nulla, anche se spesso è stata applicata come se non ci fosse di mezzo la vita di un essere umano». Strenuo sostenitore dell’astensionismo l’ex ministro Gasparri, che considera questa scelta di «fondamentale importanza per difendere il concetto tradizionale della famiglia». Publio Fiori (An) crede tanto nell’astensione da aver fede in Rutelli, «la sua scelta è motivo di grande speranza». Il ministro Tremaglia, in viaggio in Sudamerica dopo aver avuto un incontro con il cardinale Ruini, smentisce di aver portato un messaggio astensionistico agli italo-americani che voteranno dall’estero.

Ma se Pannella, ancora una volta, attacca il non voto come «violazione di legalità», Capezzone se la prende con la Rai e Fassino ricorda che l’astensione è un «trucco» e un gioco scorretto, l’udicino Volontè teme che tanti appelli per il non voto possano avere un «effetto boomerang».

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