La famiglia Agnelli, attraverso la holding Exor, comincia a considerare la possibilità di iniettare risorse nel nuovo colosso automobilistico delineato da Sergio Marchionne. E mentre il presidente John Elkann ricorda che «nel caso si ponesse lipotesi di partecipare finanziariamente alloperazione la valuteremo con attenzione», dagli Usa il gruppo Gm sembrerebbe orientato a ottenere il 30% del Lingotto. Parallelamente ai piani industriali procedono, dunque, anche quelli finanziari. Sbloccata la situazione in Germania, vinte le forti diffidenze e piegato il braccio ai possibili concorrenti nella corsa a Opel, i tempi imposti da Marchionne prevedono che anche lassetto azionario dovrà essere più che abbozzato. E così «quattro anni dopo aver pagato 2 miliardi di dollari per districarsi dalla sua partnership con Fiat - scrive con una punta di ironia il New York Times - Gm sta cercando una quota automobilistica italiana in cambio delle sue attività in America Latina ed Europa». Una specie di «contro-put» che vede al tavolo alcuni tra i protagonisti della famosa notte di San Valentino del 2005 quando, a New York, Marchionne sfiancò Rick Wagoner, allora a capo di Gm, e i suoi più stretti collaboratori. Di questi è rimasto Fritz Henderson, attuale amministratore delegato, che è stato sia capo di Gm Europa sia direttore finanziario a Detroit.
In pratica, Fiat e Gm starebbero lavorando a unipotesi di accordo che consentirebbe al Lingotto di prendere il controllo delle attività del gruppo Usa in Europa e America Latina senza sborsare un dollaro: la stessa strategia adottata con Chrysler. Se Gm avrà il 30% oppure il 10% di Fiat dipenderà da come le parti valuteranno gli asset di Detroit in Sud America.
Intanto la prima trimestrale 2009 di Gm è piuttosto pesante: rosso di 6 miliardi di dollari, a fronte dei 3,3 miliardi persi nel 2008.
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