Fu omicidio volontario: 9 anni al poliziotto

Il poliziotto Luigi Spaccarotella sparò accettando il rischio di uccidere. Per questo, l’omicidio di Gabriele Sandri fu volontario. La Corte d’assise d’appello di Firenze ha inasprito la pena per l’agente, portandola a 9 anni e quattro mesi di reclusione: in primo grado la condanna era stata a sei anni, per omicidio colposo.
In aula, il pubblico ha accolto la sentenza in modo composto.
I tifosi laziali e gli amici della famiglia Sandri - che da sempre invocano la condanna per omicidio volontario - hanno rispettato l’invito del presidente della Corte, Emilio Gironi: memore delle urla e degli insulti che vennero rivolti ai giudici di primo grado, aveva chiesto di evitare manifestazioni sia di consenso sia di dissenso. La gioia è esplosa quando i genitori di Gabriele sono usciti in lacrime dall’aula: a quel punto è scoppiato un lungo applauso, con abbracci e pianti.
Alla Corte d’assise d’appello di Firenze è bastata una sola udienza per riconoscere Spaccarotella colpevole di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte del tifoso biancoceleste, il l’11 novembre del 2007 nell’area di servizio dell’A1 Badia al Pino . In pratica, ha accolto la richiesta dell’accusa, che voleva una condanna a 14 anni ma che non si era opposta alla riduzione di 1/3 della pena prevista dal rito abbreviato. Spaccarotella, che adesso è sospeso dal servizio, è stato anche interdetto in maniera perpetua dai pubblici uffici. La sentenza di oggi ha gettato nello sconforto l’agente: «Sono affranto» ha detto per telefono al suo avvocato, «ma le speranze non sono finite», ha poi aggiunto riferendosi al già annunciato ricorso in Cassazione.
Per la prima volta, la madre di Gabriele, Daniela, ha avuto parole indulgenti per l’agente: «Alla lettura della sentenza - ha detto in lacrime - ho provato pietà per Spaccarotella, anche se verso di noi non ha mai avuto gesti di comprensione. Forse ora posso pensare di perdonare. Sono tre anni che soffro. Questa sentenza ci restituisce serenità». Anche papà Giorgio non ha retto il pianto: «È una giustizia che era dovuta.

A differenza di quella di primo grado, la decisione dei giudici di oggi mi fa sentire orgoglioso di essere italiano».
Spaccarotella non era in aula. Si è affacciato per qualche minuto suo padre: una presenza discreta, appartata. Presenti anche alcuni degli amici di Gabriele che erano in auto con lui quell’11 novembre del 2007.

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