nostro inviato a Reggio Calabria
Non poteva trovare clima peggiore Giuseppe Pignatone, che da Palermo, dove in eredità ha lasciato la cattura dell'imprendibile Bernardo Provenzano, è approdato alla guida della procura di Reggio Calabria. Microspie negli uffici, fughe di notizie mirate per infangare i senatori Marcello Dell'Utri e Sergio De Gregorio, iscrizioni d'indagati nascoste ai superiori. Veleni su veleni. Gli ultimi corrono tra Francesco Scuderi, procuratore aggiunto facente funzioni in attesa dell'arrivo di Pignatone, e i pm Salvatore Boemi e Franco Mollace.
Pochi giorni fa Scuderi s'è rivolto al Csm e alla procura generale chiedendo non solo che si accertino eventuali illeciti disciplinari commessi dai due, ma lamentandosi, implicitamente, del fatto che all'origine della fuga di notizie sul senatore De Gregorio - nonché di quella sui presunti brogli nel voto degli italiani all'estero per i quali, sempre a poche ore dal voto del 13 aprile, è stato tirato in ballo Dell'Utri - implicitamente ci potrebbero essere proprio Boemi e Mollace. La scientifica violazione del segreto istruttorio a poche ore dal voto riguarderebbe l'iscrizione di De Gregorio per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al riciclaggio.
L'inchiesta, ancora allo stato embrionale e quindi lontanissima dall'accertamento anche parziale della verità dei fatti, sarebbe partita da una cena fra il senatore, un consigliere regionale e alcuni personaggi ritenuti vicini alla criminalità organizzata. Le perplessità di Scuderi erano venute alla luce ufficialmente l'8 aprile scorso, giorno in cui la notizia sui presunti brogli all'estero è stata pubblicata su alcuni quotidiani locali. Scuderi, facendo trasparire il suo disappunto, aveva detto: «Il momento, visto che siamo ad appena due giorni dal voto, è delicatissimo, anche perché negli articoli riportati sui giornali ci sono molti dettagli che avrebbero dovuto rimanere riservati».
Scuderi di lì a poco accerterà tutta una serie di curiose anomalie, tra cui quella di una strisciante guerra fra magistrati legata proprio all'iscrizione di De Gregorio: due pm, Galletta e Lombardo, si erano rifiutati di proseguire oltre, mentre Boemi e Mollace avevano provveduto ad un «aggiornamento» dell'iscrizione, inspiegabilmente mai comunicata ai superiori.
Proprio quell'aggiornamento ha fatto scoprire a Scuderi un'altra irregolarità: e cioè che De Gregorio risultava indagato dal 10 marzo scorso, e non dal 3 aprile (come risulta dal registro degli indagati) ovvero pochissimi giorni prima la pubblicazione di notizie d'indagine top secret.
In un clima pessimo, segnato dalla sfiducia, si colloca poi l'arrivo di Pignatone. Come primo atto il Procuratore ha chiamato un fabbro per cambiare la serratura dell'ufficio.
(ha collaborato Luca Rocca)
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