Leo Clonas
da Ferrara
Sembra una domenica come tante altre. Siamo al Lido delle Nazioni di Ferrara, alle 5.30 del mattino. Una pattuglia dellArma, a poca distanza da una discoteca, lungo la Statale Romea, ferma gli automobilisti di passaggio, per lo più ragazzi che rientrano dopo aver trascorso la notte a ballare. Ma questo non è un week-end di routine. Sul rettilineo spunta unAlfa Romeo 156 Sport Wagon con a bordo quattro uomini. Il sistema di lettura automatica delle targhe, di cui sono dotate le auto dei carabinieri, segnala allequipaggio, grazie alla connessione automatica con una banca dati, che si tratta di unauto rubata. Allarme. Fuori la paletta. I carabineri di Comacchio capiscono di avere a che fare con dei pregiudicati e chiedono aiuto a unaltra Gazzella. LAlfa si ferma, ma luomo al volante dellAlfa, un giovane di 36 anni, tenta di scappare a piedi. Corre ma i militari lo riacciuffano, lo ammanettano e lo caricano a bordo della vettura dellArma. Lo perquisiscono, forse troppo rapidamente. Gli sequestrano diversi documenti falsi, ma non si accorgono che luomo ha con sé una pistola. È un criminale pericoloso, Antonio Dorio, nato in Germania, ma residente da tempo nel capoluogo estense: nel 1991 era stato condannato a 23 anni di carcere per aver massacrato con decine di coltellate unanziana durante una rapina fruttata 300mila lire. Nel 2001 era evaso, approfittando del regime di lavoro esterno. Riacciuffato, ora era inspiegabilmente di nuovo in semilibertà. E dal 6 febbraio non era più rientrato nel carcere della Dozza.
Lappuntato Roberto Domini è alla guida. Mette in moto, direzione: il Comando dellArma. Dorio è sui sedili posteriori, al suo fianco il brigadiere Cristiano Scantamburlo. Un attimo, il dramma. Dorio estrae la pistola; urlando, intima ai carabinieri di fermarsi e di liberarlo. Poi fa fuoco. Colpisce Scantamburlo, ferendolo al braccio e al petto, apparentemente in modo non grave. Lauto si ferma. Il latitante fa scendere lappuntato e il carabiniere ferito, che non ha perso conoscenza, e si mette al volante della Gazzella. Ma quando ingrana la prima, Domini reagisce. I suoi spari raggiungono Dorio al petto, che però rimane cosciente e continua a guidare. Una corsa folle in direzione di Venezia, che si conclude dopo quattro chilometri, in un canale. Le forze dellordine lo trovano senza vita, riverso sullairbag intriso di sangue, con ancora le manette ai polsi.
Cristiano Scantamburlo, il carabiniere ferito, morirà qualche ora più tardi, alle 10.30 del mattino, nellospedale santAnna di Ferrara dove era stato operato durgenza. La ferita era in realtà gravissima: il colpo calibro 38 gli ha attraversato il torace finendo la sua corsa nel polmone destro e i medici non sono riusciti a fermare la forte emorragia interna. Aveva 33 anni. Da tempo in servizio nel Ferrarese - aveva lavorato anche a Copparo e a Porto Garibaldi -, era originario di Venezia. I genitori, Luigino Scantamburlo e Loredana Masiero, hanno autorizzato lespianto degli organi. Cristiano era figlio unico. Un bravo ragazzo, che aveva deciso di sposare la ragazza con cui conviveva da tempo.
Fuori dalla stanzetta delle Cliniche chirurgiche dell'ospedale Sant'Anna di Ferrara, lo ricordano a nome della famiglia i due zii Adriano e Mario. «Era una persona calma, tranquilla, non alzava mai la voce, aveva scelto la sua carriera nei carabinieri e senza retorica era davvero fatto per questo, ma non era un «rambo», assolutamente non era un fanatico ed evitava ogni fanatismo di chiunque». Il dolore è intenso, ma nessuno polemizza. Anzi. «LArma si è prodigata per sostenerci», dichiarano dopo la visita del generale Gottardo. Il loro rancore è rivolto solo contro il bandito che ha ucciso Cristiano: «Siamo cattolici praticanti, ma verrebbe veramente da dire che è un bene che sia morto».
Quel Dorio sospettato di aver rapinato lufficio postale di Codigoro, tre giorni fa. I tre uomini con lui sono stati arrestati con laccusa di concorso nel possesso abusivo di arma con matricola abrasa. Sembra che si tratti di tre giovani della zona.
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