Fukushima, è il balletto sulla gravità del disastro

Paura nucleare in Giappone. Adesso Fukushima è come Chernobyl, anzi no. E' tutto un balletto di numeri sulla gravità dell'incidente

Fukushima, è il balletto 
sulla gravità del disastro

A questo punto più dei dati di fatto, ammesso che siano davvero conoscibili, inquietano il comportamento e le comunicazioni delle autorità giapponesi e della Tepco, l’azienda che gestisce la centrale atomica di Fukushima danneggiata dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo.
Fra continue scosse di assestamento, mentre divampano nuovi incendi nell’impianto innaffiato per giorni con acqua di mare che poi è stata ributtata dove era stata presa, l’agenzia nipponica per la sicurezza nucleare alza al massimo il livello di rischio dell’incidente, portandolo allo stesso grado, il 7, di quello di Chernobyl; la Tepco fa evacuare l’impianto e avverte che la fuoriuscita di radiazioni potrebbe essere superiore a quella che si verificò nell’impianto ucraino; e il premier Naoto Kan sostiene che nella struttura che racchiude i reattori danneggiati la situazione sta stabilizzando. Senza trascurare che le autorità locali di Iitate, una città a 40 chilometri dalla centrale, ha proibito di coltivare qualsiasi tipo di prodotto, inclusi riso, frutta e verdura, dopo che venerdì scorso il governo centrale aveva parzialmente revocato il divieto vendita dei prodotti agricoli provenienti da zone distanti da Fukushima 10 chilometri più di Iitate.
Comprensibile dunque che, nella confusione provocata da dichiarazioni contraddittorie, balletti di cifre sui livelli di radiazione e scelte «tecniche» sull’acqua usata per raffreddare il reattore che paiono decise a testa o croce, il governo di Pechino abbia pubblicato sul suo sito web una nota del premier Wen Jiabao in cui si legge che «il governo e il popolo cinese esprimono la loro preoccupazione e chiedono al Giappone di attribuire la massima attenzione all’impatto dell’acqua contaminata sull’ambiente marino soprattutto per quanto riguarda i Paesi vicini». Molto meno comprensibile, almeno sulla base della nostra mentalità, che a Tokio molti cittadini si siano messi in fila per manifestare concreta solidarietà ai contadini comprando fragole, asparagi, pomodori e porri arrivati ai mercati della capitale da Iwaki, a una cinquantina di chilometri dal luogo dell’incidente.
Ma d’altra parte, chi può conoscere tutte le conseguenze di quanto è successo a Fukushima? E prevedere quello che vi accadrà nei prossimi giorni? «La nostra stima del rischio per la salute pubblica oltre i 30 chilometri non è cambiata e il pericolo di salute pubblica resta limitato», ha detto a Ginevra il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità, commentando la decisione giapponese di elevare da 5 a 7 il grado di rischio dell’incidente.

E mentre il ministero della Scienza di Tokio rende noto che, dopo quelle di iodio e cesio, lievi tracce di stronzio, un metallo radioattivo pesante che può portare alla leucemia, sono state rilevate nella zona della centrale, gli esperti di tutto il mondo si esercitano su similitudini e differenze fra Fukushima e Cernobyl.

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