Fukushima, innalzato il livello d'allerta Allarme centrali: un "sarcofago" sul reattore

Le autorità hanno alzato il livello di allerta da 4 a 5. Inutili le "bombe d’acqua". La priorità è restituire energia alla centrale. Controlli sugli italiani rientrati.  DIBATTITO / IL BIANCO E IL NERO: I pareri del prof Zollino e dell'ex ministro Mattioli

Fukushima, innalzato il livello d'allerta  
Allarme centrali: un "sarcofago" sul reattore

Roma La situazione nelle due centrali nucleari di Fukushima - Daiichi e Daini - continua a preoccupare, aggiungendo angoscia al Giappone sconvolto dal terremoto e dal successivo tsunami della scorsa settimana. Le bombe d’acqua non sono servite, e ieri le autorità nipponiche hanno alzato il livello di allarme da 4 a 5 nella scala Ines per l’incidente ai reattori 1, 2 e 3 della centrale numero uno (Daiichi), privi delle capacità di raffreddamento del nocciolo a causa del danneggiamento degli impianti, mentre la situazione nell’altra centrale (Daini) appena più a Sud è meno preoccupante, poiché secondo le autorità giapponesi i tre reattori di Fukushima-2 sono in «cold shutdown», in fermo sicuro.

Il livello 5 sulla scala Ines, che indica un «incidente con conseguenze significative» (il più alto è il 7, verificatosi solo a Chernobyl nel 1986), è lo stesso che fu raggiunto con l’incidente accaduto nel 1979 alla centrale di Three Mile Island, negli Usa. Cresce dunque l’ansia, anche se le decine di coraggiosissimi tecnici che - nonostante l’esposizione a elevati livelli di radioattività - continuano a lavorare all’interno dell’impianto della Tepco stanno tentando disperatamente di ripristinare l’energia elettrica per riattivare i sistemi di raffreddamento dei reattori e delle vasche di stoccaggio del combustibile. Un’opera essenziale per la sicurezza, ma che mette in forte rischio la vita delle squadre di intervento in azione. E a rendere difficoltosa anche l’opzione di creare, come fu fatto per Cherbobyl, un «sarcofago di cemento» intorno ai reattori a rischio, sono proprio le condizioni in cui tecnici e operai dovrebbero lavorare.

Ma al momento, come detto, la priorità è restituire energia alla centrale. Il primo reattore che dovrebbe giovarsi del ritorno della corrente elettrica è il numero due, mentre al termine di un briefing dell’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, il consigliere tecnico Andrew Graham, pur definendo «grave» la situazione complessiva nella prima centrale, ha osservato come le condizioni «non sono peggiorate in maniera significativa», ipotizzando una stabilizzazione dell’emergenza. Sempre l’Aiea, che ieri ha ribadito di «non aver ricevuto alcuna notifica dalle autorità giapponesi di persone colpite da contaminazione radioattiva», ha convocato per il 21 marzo a Vienna una riunione del Consiglio dei governatori, massimo organismo dell’agenzia, per la relazione del direttore generale Yukiya Amano, ora in visita in Giappone dove ha incontrato il premier Naoto Kan, e ha assicurato che l’Aiea procederà a misurazioni in proprio dei livelli di radioattività emessa dall’impianto di Fukushima.

Proprio il premier, Kan, ieri è apparso in tv per un discorso alla nazione, sette giorni dopo il sisma e lo tsunami. A proprosito di Fukushima, Kan ha detto che la situazione «non autorizza ancora all’ottimismo», aggiungendo di contare di una soluzione «in un futuro non troppo distante». Il premier, inoltre, ha smentito di aver nascosto informazioni sugli incidenti.
Intanto, almeno a Tokyo e nelle altre principali città giapponesi, la radioattività è largamente al di sotto dei valori soglia, tanto che anche l’Organizzazione mondiale della Sanità ha deciso di non porre alcuna restrizione ai voli da e verso il Giappone, essendo «piccolo» il rischio della salute per chi si trova al di fuori dell’area di contenimento, che ha un raggio di 30 chilometri intorno alla centrale nel Nord-est del Paese. Le autorità giapponesi continuano a sostenere che persino nella zona circostante l’impianto l’esposizione alle radiazioni non sia pericolosa per la popolazione.

Al di fuori dell’evacuazione (attuata per 20 chilometri di raggio) e del consiglio di restare in casa per chi abita nella fascia tra i 20 e i 30 chilometri da Fukushima, infatti, l’agenzia giapponese per la sicurezza nucleare non ha ordinato l’assunzione delle 260mila dosi di iodio stabile che aveva distribuito nell’area nei giorni scorsi. Questo perché nonostante i livelli «relativamente alti», secondo un portavoce del governo, «la radiazione non ha raggiunto il livello al quale ha un effetto immediato sull’organismo umano». Ma non sono solo gli effetti immediati quelli da temere.

La radioattività a Fukushima-1 è di 20 millisiviert per ora, dose che un uomo assorbe con quattro Tac. E tra gli effetti di un incidente nucleare di livello 5, c’è anche il rilascio di radiazioni in quantità tali da mietere vittime.

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