Pregiatissimo direttore, mi permetta di rispondere al signor Pretella in merito alla contestazione del film «il Codice da Vinci»; premetto che anchio, con altri dieci militanti ero a volantinare davanti al cinema Odeon, il giorno 19.
Il Petrella si firma responsabile cultura di «Azione Giovani», ciò unorganizzazione contigua ad Alleanza Nazionale; mi risulta però, che a manifestare contro la blasfema pellicola, sia stato, anche il consigliere regionale di An, Gianni Plinio, e questo gli fa onore; un plauso anche al dottor Vassallo che ha esposto il nocciolo della questione. Mi permetta rilevare che il nome più confacente, a questi strani e contrapposti comportamenti allinterno della destra, è uno solo: confusione.
Si denota che la «salvaguardia della radici cristiane», è condivisa solo da una parte di certi esponenti di destra; tesi che viene sbandierata solo lultimo mese della campagna elettorale. Questo significa, in soldoni, dire che le persone non disposte a condividere certi valori, piaccia o non piaccia, (patacche elettorali a parte), sono incamminate o preventivamente «illuminare» dalle tesi della sinistra più radicale e più anticattolica
lonorevole Fisichella insegna. È per questo che da anni, non faccio più riferimento ai partiti ma alle singole persone; le sigle di partito sono una vernice, usata per nascondere ciò che viene nascosto; cioè tutto ed il contrario di tutto.
«Le uscite stizzite di molti credenti», sono una logica reazione ad un opera che mette in discussione i principi essenziali del cristianesimo, e grazie a Dio che ci siano state. La contestazione al male (cosa rara in questi momenti di collasso morale) sembra indignare di più il signor Petrella, che non la proiezione di questo film. Se Petrella non scorge nellopera di Dan Brown, un evidente attacco contro la Chiesa, credo non abbia capito nulla, oppure fa finta di non capire
o si trova da quella parte.
Non a caso, la sua lettera di «contestazione alla contestazione», ripropone i luoghi comuni del laicismo più giacobino; sembra di leggere una terza pagina di «Repubblica», con le allusioni ai «teocon» e via dicendo, magari strizzando locchio a Maometto e company
. e perché no, anche a Don Gallo. È vero che il «codice» appare un fumettone, ma solo perché è concepito in modo tale da insinuare nella mente dello spettatore, attraverso la trama di un giallo, pochissimi, ma devastanti elementi di dubbio sulle Verità della Chiesa; per far questo, un «fumettone» è più che sufficiente. Davanti allOdeon ho constatato un fatto: tutti avevano letto il libro, ma quasi nessuno i Vangeli.
Mi ripeto: ben strano questo signore, (di destra ?) più scandalizzato da una contestazione cattolica, che non alla difesa pubblica dei principi a cui si ispira la nostra civiltà classico-cristiana, e che questo film vuole minare alla base.
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