Approda questa sera ad Atina (Frosinone) il mini-tour italiano di Ornette Coleman, scortato dal Two Bass Quartet. Più che un mini tour la si potrebbe definire una marcia trionfale che paga il giusto tributo a una delle stelle più luminose del jazz. Questa sera (piazza Marconi 21.30) il pubblico dellAtina Jazz Festival godrà di uno spettacolo assolutamente unico. Per chi non avesse mai avuto il piacere di ascoltarlo dal vivo, rappresenta unesperienza al di fuori dei confini musicali, in cui il concetto di musica «free» dellottantenne sassofonista americano trova la sua più alta espressione. La carriera di Ornette viene lanciata da John Lewis del Modern Jazz Quartet e dal compositore Gunther Schuller, che lo fanno incidere con letichetta Contemporary insieme a Red Mitchell, Percy Heath e Shelly Manne. Le sue composizioni, forti di un senso melodico originale, entrano quasi subito nel repertorio jazz; tra i suoi pezzi più noti ricordiamo The Blessing, Turnaround, Rejoicing, Blues Connotation, 911 e Song X. Il suo solismo del sax alto, sghembo e di strana intonazione, sempre alla ricerca di una sua «voce», convince invece meno il pubblico e la critica più tradizionali ma anche molti musicisti, suoi contemporanei. Passa allAtlantic che lo fa collaborare con Eric Dolphy, Freddie Hubbard, Scott LaFaro e Jimmy Garrison. I titoli dei dischi sono slogan promettenti: Something else, The shape of jazz to come e Tomorrow is the question. Era il 1960 quando Ornette Coleman registrò Free Jazz, che sarebbe presto diventato il manifesto per eccellenza della «liberazione» totale del jazz. Mai prima di allora la musica afroamericana aveva assunto una posizione così radicale nei confronti dellimprovvisazione.
Dopo il celebre «Town Hall concert», in cui viene anche eseguito il suo primo quartetto darchi, si ritira dalla scena musicale per tre anni. Negli anni Settanta fonda anche un gruppo di jazz elettrico, il Prime Time, con esiti artistici discontinui. Collabora con Pat Metheny (1986) e Jerry Garcia (1988). In All languages (1987) presenta le stesse composizioni suonate dal quartetto classico e poi dal Prime Time. Nel 1990 il teatro Valli di Reggio Emilia gli dedica un festival monografico di tre giorni, nel corso del quale vengono eseguite sue composizioni cameristiche.
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