Come Al Jarreau anche George Benson, leggenda del jazz, è diventato famoso col pop. Correva l'anno 1980 e l'album «Give me the night», lussuoso prodotto semidisco confezionato da quel volpone di Quincy Jones, fece sfracelli ovunque. Il più grande chitarrista nel suo genere assieme a Kenny Burrel e Wes Montgomery ha poi provato a bissare, non riuscendoci, quella gemma con il buon «In You Eyes» e col deludente 20/20. Detto questo, il repertorio è da pilota automatico: «On Broadway», «Give me the Night», «Turn Your Love Around», «In your Eyes», «Love x Love», «Breezin» li conoscono tutti. Benson si appresta a quattro concerti-evento nei teatri italiani, in una settimana, da oggi al 27 novembre, con il meglio del suo repertorio classico e con la grande occasione di ascoltare dal vivo il nuovo album «Songs and Stories», uscito ad agosto per la Concord/Universal. Era da 15 anni che George Benson non veniva a suonare nei teatri europei (negli ultimi quindici anni, in Italia e in Europa, si è sempre esibito in spazi all'aperto in occasione delle più importanti rassegne/festival estivi). Si parte questa sera a Napoli, Teatro Augusteo; poi domani c'è Bari, TeatroTeam; ancora più a Sud, mercoledi 25, a Catania, Teatro Metropolitan; per chiudere il tour italiano a Roma, Gran Teatro, venerdi 27 novembre.
Il nuovo «Songs and Stories», prodotto da Marcus Miller, è firmato da fuoriclasse come Bill Withers, Smokey Robinson, James Taylor, Steve Lukather, David Paich e il mago del brit soul Rod Temperton). Quello di Benson è un sound inconfondibile, misto di jazz classico e moderno, blues, soul, funk & fusion, spesso arricchito da ariose aperture al pop radiofonico, che lo ha reso unico fin dall'esordio nel lontano 1964 con «The New Boss Guitar» e che, anni dopo, gli ha regalato dischi di platino con album jazz come «Breezin'», primo caso nella storia della discografia mondiale. Dal 1964 ad oggi una carriera costellata di successi, dal jazz al pop. Dopo oltre 20 album e un'infinità di raccolte, progetti collaterali e collaborazioni prestigiose (Miles Davis, Herbie Hancock, Al Jarreau e Quincy Jones, su tutti) per una discografia complessiva di ben 54 pubblicazioni, George Benson è ancora e sempre più un artista imprescindibile.
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