Quelli del Milan lo aspettano come un messia. Aspettano tutti lo sceicco del Dubai, Al Maktoum, in via Turati per uscire dalla curva della crisi economica e rimettersi in linea col passato berlusconiano del club. Le notizie dell'interesse provenienti da quella regione vengono riproposte da alcuni mesi senza modificare di una virgola i particolari dell'operazione: richiesta di acquisto del 40% del pacchetto azionario rossonero alla cifra, non proprio simbolica, di 400 milioni di euro, con la promessa di passare al 51% in un arco di tempo tutto da definire, a condizioni già scritte nell'intesa tutta da perfezionare e controfirmare. Di sicuro c'è che a suo tempo gli inviati dello sceicco, dopo aver letto le indiscrezioni dell'affare sui giornali italiani, tagliarono la corda, lasciando Galliani e gli alti dirigenti Fininvest di sale. Quella cifra, iniezione di liquidità fresca nel capitale oltre che nelle casse di via Turati, avrebbe fatto comodo al club per evitare a Fininvest di dover intervenire ancora a ripianare i debiti annuali: 68 milioni di euro l'ultimo assegno staccato da Silvio Berlusconi.
Da quel giorno le voci, incontrollate, di un nuovo assalto arabo alla roccaforte rossonera, si sono accavallate. Lunedì sera, intervenendo a Iceberg, la trasmissione di Telelombardia, Silvio Berlusconi, ha smentito seccamente ipotesi di cessione del club calcistico. «Non capisco da dove arrivi una notizia del genere» la sua replica sinceramente stupita. I «boatos» hanno prodotto un titolo su un giornale economico, Milano finanza, «Il Dubai viaggia verso il Milan», che viene considerato dagli esperti più un tentativo di qualche intermediario di riaccendere i riflettori sul negoziato che un vero sblocco della trattativa da parte dello sceicco e dei suoi inviati in Europa. Al solito, queste operazioni vengono gestite direttamente da una banca di affari, ogni riferimento a Londra non è casuale, e dai contatti diretti con l'azionista, in questo caso la Fininvest, passando perciò sulla testa dei manager del Milan che fanno da spettatori in questa vicenda.
Di certo, l'eventuale arrivo di un azionista arabo cambierebbe lo scenario del mercato milanista: a quel punto, infatti, con una dotazione così ricca, anche la cessione di Kakà sarebbe bilanciata da una robusta campagna di potenziamento tecnico della rosa.
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