Futuro e libertà perde il «punto» Il gruppo neonato già cambia nome

Che quelli di Futuro e libertà siano personaggi politicamente un po’ tormentati, è un dato di fatto: prima dolcemente berlusconiani, ora sono diventati ferocemente antiberlusconiani. Oppure, la storia del rapporto con il governo: il Cav e i suoi gli fanno schifo, però Fini ha spiegato a Mirabello di far parte della maggioranza e i suoi lo ribadiscono con forza ogni giorno. O, ancora, l’adesione ai gruppi parlamentari autonomi: a Montecitorio il gruppo Fli si è costituito il 30 luglio, Chiara Moroni si è decisa ad entrare solo il 7 settembre, mentre Gianfranco Fini ha scelto di diventare «finiano», almeno dal punto di vista parlamentare, il giorno ancora successivo, quarantun giorni dopo la costituzione del suo gruppo. Fra l’altro, era l’8 settembre: come dire?, una data adatta all’impresa.
Ma è dal punto di vista letterario che i futuristi hanno dato il meglio. Sempre l’8 settembre, nella prima seduta alla ripresa dei lavori, infatti, il presidente di turno della Camera Antonio Leone ha comunicato la «Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare», uno di quei momenti epici nella vita delle Camere, visto che comporta la variazione di ogni atto ufficiale che riguarda tutti gli appartenenti a quel gruppo, dai resoconti parlamentari giù giù fino alla carta intestata: «Comunico infine che, con lettera in data odierna, - ha scandito Leone nel corso della penultima seduta di Montecitorio - il presidente del gruppo “Futuro e Libertà. Per l’Italia” ha reso noto che la nuova denominazione del gruppo è “Futuro e libertà per l’Italia”, senza segno di interpunzione tra la parola “Libertà” e l’espressione “per l’Italia”».
Insomma, ci troviamo in uno dei quei momenti che fanno la storia di una legislatura, o quantomeno ne fanno la grammatica: la decapitazione del punto.
Giuro che è tutto vero: il capogruppo Italo Bocchino, dopo aver combattuto per tutta estate la guerra contro il Cav e talora anche contro la logica, si è dedicato ora alla battaglia del punto. Ancora ignote le motivazioni politiche della scelta: si potrebbe ipotizzare un ridimensionamento del ruolo di Luca Barbareschi, ideatore del nome del gruppo finiano, con quel punto che sa molto di splendida recitazione con pausa da mattatore. Sguardo ispirato, voce adeguata, respiro profondo e via: «Futuro e libertà», sospiro, «Per l’Italia». Il problema è che se lo fa Barbareschi suona in un modo, se lo recitano Granata, Briguglio o Raisi, che si mangia un po’ le parole e ha la esse sciolta alla bolognese, non viene così bene.


Oppure, si potrebbe ipotizzare una sorta di gelosia nei confronti dei colleghi del Senato, il cui gruppo costituito a Palazzo Madama il 2 agosto, si chiama fin dall’inizio «Futuro e libertà per l’Italia», senza punto.
Comunque sia, in attesa di sapere come la pensano i finiani sui cinque punti, una cosa è certa: del punto non ne vogliono sentir più parlare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica