G7, l’economia rallenta e la crisi non è finita

Paulson: gli Usa eviteranno la recessione ma dobbiamo aspettarci molta volatilità. Per Almunia, l’euro è ormai «al limite»

da Roma

La crescita economica rallenta, la crisi finanziaria è tutt’altro che conclusa e ci si aspetta una continua volatilità sui mercati. È un quadro molto grigio quello dipinto dai ministri finanziari del Gruppo dei Sette al termine del loro incontro di Tokyo. «Anche se la parola recessione si pronuncia malvolentieri, cresce il pessimismo», commenta il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. E il tocco finale, anche se ancora non conclusivo, viene dal rapporto provvisorio del Financial Stability Forum guidato da Mario Draghi: la fase più acuta della crisi legata ai mutui Usa potrebbe non essere ancora arrivata. «Le prossime settimane - dice il governatore di Bankitalia - saranno cruciali» con la pubblicazione, da parte delle banche, dei primi bilanci sottoposti a revisione contabile dal momento in cui è scoppiata la crisi, l’estate scorsa.
La crescita rallenta. «In tutte le nostre economie - si legge nel comunicato finale del summit - la crescita è attesa in calo. I rischi persistono, e fra questi l’ulteriore ribasso del marcato immobiliare americano; condizioni creditizie più rigide a causa delle prolungate difficoltà nei mercati finanziari; prezzi elevati del petrolio e delle materie prime; incremento delle aspettative di inflazione». Rispetto allo scorso ottobre, le stime di crescita si sono ancora ridotte, non c’è spazio per residui ottimismi, e questa situazione trova riscontro nel comunicato finale del G7 e nelle dichiarazioni dei ministri finanziari. «Gli Usa eviteranno la recessione; però la turbolenza finanziaria è seria e persistente - ammette il segretario al Tesoro americano Henry Paulson - e dobbiamo aspettarci una continua volatilità». I Paesi del G7 si impegnano a portare avanti politiche economiche adatte a superare il momento di difficoltà, ma sulle cose da fare non c’è unanimità. Europei e giapponesi vedono, anzi, con diffidenza la politica fiscale e monetaria molto aggressiva messa in atto dalle autorità americane.
Draghi, la crisi «non è finita». Nel rapporto ancora provvisorio - la versione definitiva arriverà in aprile al G7 di Washington - del Financial Stability Forum si legge: «Resta il rischio che nuovi shock possano causare acute pressioni sulla liquidità, come quelle sperimentate lo scorso anno». Per il governatore di Bankitalia, che guida l’organismo su mandato del G7, «stiamo affrontando un prolungato aggiustamento, che si può rivelare difficile». La crisi, secondo Draghi, è tutt’altro che conclusa: «L’unica cosa che sappiamo - spiega ai giornalisti dopo la riunione - è che l’esposizione globale al settore dei mutui subprime è ampia; continuiamo a scoprire nuove dimensioni». Sembra che le banche italiane, spagnole e giapponesi siano meno esposte rispetto a quelle degli altri Paesi. Ma ancora «non è finita». Finora le svalutazioni bancarie hanno superato i tetto dei 100 miliardi di dollari. Secondo il presidente della Fed Ben Bernanke - riferisce Draghi - è difficile prevedere la fine della crisi, finché i prezzi della case negli Usa continueranno a scendere.
Almunia, euro al limite. Nel corso della discussione, i ministri e i governatori di Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Canada non hanno discusso della persistente debolezza del dollaro.

Il comunicato del summit conferma solo la richiesta alla Cina di accelerare la svalutazione dello yuan. Ma l’eurocommissario Joaquin Almunia non nasconde la sua preoccupazione per l’andamento dei cambi. «L’apprezzamento dell’euro - afferma - è ormai al di sopra del punto di equilibrio».

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