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G8, dopo 10 anni si dissolvono le accuse a De Gennaro

RomaAssolti. E senza neppure bisogno di rifare il processo. Assolti punto e basta, perché «i fatti non sussistono». L’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro, e l’ex capo della Digos di Genova, Spartaco Mortola, ai tempi del G8 del 2001 non istigarono l’allora questore Francesco Colucci a mentire per sviare le indagini sugli scontri. È una manganellata quella assestata dalla Cassazione a tutte le tesi complottiste dei no global, ma anche di quei magistrati che hanno sempre descritto la «catena di comando» dell’ordine pubblico del G8 come una sorta di associazione a delinquere.
A dieci anni dai terribili giorni di Genova arriva alla conclusione uno dei processi che maggiormente hanno infiammato lo scontro politico. E ci arriva con una sentenza che addirittura viene invocata dalla procura generale della Cassazione, cioè da quella parte che avrebbe dovuto sostenere l’accusa e che invece si è resa conto di non poter chiedere altro che l’assoluzione. Perché, per l’appunto, non sussistono i «fatti», i reati non ci sono. E pazienza se la Corte d’Appello di Genova li aveva giudicati tali, condannando proprio De Gennaro e Mortola. All’ex capo della polizia erano stati inflitti un anno e quattro mesi di reclusione per aver convinto l’ex questore a ritirare le sue dichiarazioni proprio sulla presunta «catena di comando». Ma il procuratore generale Francesco Iacoviello ha fatto a pezzi sia le tesi dei colleghi pm che accusavano i due superpoliziotti, sia quelle dei giudici di secondo grado. La sua richiesta di assoluzione, accolta dopo quattro ore di camera di consiglio dalla corte, è pesantissima. Parla di «numerosi salti di corsia logica» usati per arrivare a ritenere colpevole De Gennaro, mentre addirittura per Mortola «la sentenza di condanna non descrive nemmeno quale è stata la condotta materiale contestata all’imputato». Giudizi che non entrano nel merito delle vicende del G8. Ma che sottolineano come le accuse ai massimi vertici della polizia siano andate oltre le dovute indagini sui fatti.
Non a caso già le richieste del procuratore generale della Cassazione avevano in giornata scatenato le reazioni di chi quella condanna l’aveva cercata con tutte le sue forze fino in appello. Il magistrato genovese Enrico Zucca, grande accusatore della polizia nei processi genovesi e oggi procuratore generale della Corte d’Appello, ha dovuto accettare il verdetto e ancor prima la richiesta del «collega» di cassazione: «Il procuratore generale della Cassazione è andato oltre le sentenze di primo e secondo grado - ha detto a denti stretti - Sul tema della rilevanza della falsa testimonianza di De Gennaro, i giudici di Genova erano stati concordi in entrambi i gradi di giudizio.

Non conosco nei dettagli le motivazioni della richiesta, evidentemente il pg ha scoperto cose che gli altri giudici non avevano visto».

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