Dal «G8» il futuro dell’energia: efficienza e prezzi stabili

Roma«Abbiamo definito il piano d’azione». Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, al termine del G8 dell’Energia, non ha nascosto la propria soddisfazione per aver portato a compimento il summit internazionale ottenendo un consenso unanime sui tre documenti presentati.
Gli accordi, ha spiegato il ministro, riguardano l’efficienza energetica e la lotta contro il cambiamento climatico (oggetto di un protocollo che punta a creare regole comuni e a favorire gli investimenti), il rilancio dell’alleanza fra governi e imprese per stabilizzare il prezzo del petrolio e la lotta contro la povertà energetica, ossia la creazione di condizioni per un più favorevole accesso alle risorse da parte dei Paesi in via di sviluppo.
La riunione, allargata ai principali produttori e consumatori globali di energia, ha consentito di raggiungere «importanti conclusioni» che saranno al centro del G8 dell’Aquila a luglio. Due i temi che Scajola ha voluto rimarcare: il «coinvolgimento delle aziende energetiche e delle organizzazioni internazionali al fine di dare un contributo alla trasparenza e alla stabilità dei mercati» e «il sostegno agli investimenti energetici in Africa e nei Paesi poveri per creare opportunità di lavoro e frenare le pressioni migratorie».
L’ottimismo e la fiducia di Scajola sono stati condivisi dal segretario Usa all’Energia, Steven Chu, che ha accennato alla necessità di «una seconda rivoluzione industriale» per diminuire le emissioni di anidride carbonica nei Paesi industrializzati, chiaro riferimento alla politica dell’amministrazione Obama che punta sul tandem rinnovabili-nucleare.
Resta sullo sfondo la questione petrolifera e le sue implicazioni geopolitiche. L’ad di Eni, Paolo Scaroni, ha proposto la creazione di un’Agenzia internazionale del petrolio per contrastare la volatilità dei prezzi e riportare le oscillazioni in una «fascia attorno ai 70 dollari al barile». Coinvolgendo produttori, consumatori e aziende si potrebbero utilizzare tre schemi per stabilizzare il mercato: gestione delle riserve inutilizzate, creazione di un fondo di stabilizzazione globale e coordinamento delle scorte. Il presidente dell’Opec, l’algerino Chakib Khelil, ha rassicurato che al prossimo meeting non ci dovrebbe essere un taglio della produzione «per non creare danni alla ripresa economica in atto».
Anche sul fronte gas la situazione è governabile, almeno fino al 2010. Il ministro dell’Energia russo, Sergei Shmatko, ha ribadito che la Federazione ha tutto l’interesse affinché una situazione come il blocco delle forniture dell’inverno scorso «non accada più». L’accordo con l’Ucraina per il transito è «stabile», ma il Paese dell’est, pur avendo uno sconto del 20% fino al 2010 sul gas russo è ancora in ritardo con la ricostituzione delle scorte e perciò serve un intervento dell’Ue.
Ma che cosa può cambiare dopo il G8 dell’Energia di Roma? Come ha spiegato il presidente del Gse, Carlo Andrea Bollino, «due sono i principali risultati raggiunti da Scajola». Il segretario americano Chu, ha detto, ha confermato con l’attenzione alle rinnovabili e al nucleare che «la strada seguita dal governo italiano è quella giusta», mentre «l’accordo sul sostegno energetico all’Africa consente di limitare lo strapotere cinese su quell’area».

Rimane fra parentesi la questione geopolitica (al di là della ferma condanna agli esperimenti nucleari nordcoreani) considerato che alcuni Paesi produttori di petrolio non sono «allineati» agli interessi G8. «L’Opec per ora non taglia la produzione - conclude - ma quando ci sarà la ripresa non è escluso che se ne riparli».

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