(...) Quello della Casa delle Libertà contro lintitolazione a Carlo Giuliani della sala del gruppo di Rifondazione al Senato, e quello di Unione a sinistra per listituzione di una commissione di inchiesta parlamentare, ma cè chi la vorrebbe anche regionale, sui fatti del G8. Il primo documento è stato respinto, il secondo non aveva il numero legale, perché il centrodestra è uscito dallaula e anche il centro del centrosinistra se nè andato indignato.
Visto da sinistra, a parte la «sospensione dei diritti democratici e costituzionali», il G8 di Genova è stato: A) Una svolta delle coscienze di un intero popolo, e soprattutto dei giovani, paragonabile alle guerre per lunificazione dellItalia o alla Resistenza. B) la vendetta sulla sinistra genovese di quel Gianfranco Fini che, erede dellMsi e nel 2001 vicepresidente del consiglio, a Genova venne per una sorta di «revanchismo» contro i camalli che, nel 1960, si ribellarono al congresso dellMsi sotto la lanterna. Sono parole di Franco Bonello, e sì che fra tutti i componenti di Unione a sinistra pareva il più mite, e accendono lo scontro più acceso. ha voglia Ronzitti a sgolarsi: «Plinio la smetta di intimidire i colleghi». Il capogruppo di An non la smette di urlare: «Vergogna, Fini era qui per portare solidarietà alle forze dellordine, 103 feriti da quei manifestanti che voi definite mansueti e pacifisti, che hanno causato 50 miliardi di danni alla città. È assai grave che in questaula si sia consentito di fare apologia di reato, istigazione a delinquere e di offendere le forze dellordine». Magari usa toni meno feroci, ma è daccordo con Plinio Giovanni Paladini della Margherita. Marco Nesci il capogruppo di Rifondazione e portavoce di Unione a sinistra ha appena finito di difendere il suo gruppo al Senato che ha intitolato una sala a Carlo Giuliani, di ricordare che urge commissione dinchiesta parlamentare per fare verità e giustizia su i fatti di Genova, di invitare lorsignori ad andarsi a vedere gli atti dei processi, vedranno che i no global erano i buoni e i poliziotti i cattivi, «si pensi solo alle molotov trovate alla Diaz o alle violenze subite dai manifestanti alla caserma di Bolzaneto». Alessio Saso di An risponde che intitolare una sala a Giuliani «che certo non rappresenta un esempio per i giovani», è stata «unimbecillità politica», Matteo Rosso di Forza Italia fa notare che «il Senato è unistituzione, non casa vostra», Luigi Morgillo il capogruppo azzurro segnala che «la vera storia del luglio 2001 è quella di chi, come me, temeva che sua figlia uscendo di casa si beccasse un sasso in testa» e invita «a non riscrivere la storia di quei giorni come avete riscritto quella della guerra e del Dopoguerra, leggetevi Pansa».
Ma è Paladini, esponente del sindacato autonomi di polizia, a dare la stoccata maggiore. Definisce «incredibili» le affermazioni del collega di schieramento Nesci, lo invita allonestà intellettuale «perché, se dobbiamo leggere gli atti dei processi, in quegli atti cè scritto che gli agenti accusati di aver portato molotov alla Diaz sono stati tutti assolti, as-sol-ti», difende il lavoro di chi «rischia la vita per la vostra sicurezza».
Gelo nel centrosinistra, applausi dal centrodestra, tocca a Rosario Monteleone il segretario ligure della Margherita sostenere il collega di partito, dirsi «imbarazzato» per le prese di posizione della sinistra e chiedere a Nesci di ritirare la richiesta di una commissione di indagine». Figuarsi, risponde quello, non se ne parla. Nel mezzo cè Claudio Gustavino il capogruppo dellUlivo, lui pure Margherita, che si dissocia dai colleghi, non vede «chi debba temere una commissione che faccia chiarezza» e non si oppone allintitolazione della sala del Senato a Giuliani, Luigi Patrone di Gente della Liguria che si dissocia dal dissociato: «Io non intitolerei una sala a Giuliani e quindi non voto», Carlo Vasconi dei Verdi che parla diGiuliani come di «un eponimo della drammatiucità di quei giorni». Chi cerca il vocabolario per sapere cosa sarà leponimo, chi tira in ballo i martiri e gli eroi, chi cita lantimafia, e Sandro Biasotti che dà dellantidemocratico a Nesci perché «lei criticò addirittura larredamento dellufficio di Plinio e non accetta che noi esprimiamo dissenso sullintitolazione di una sala al Senato a chi ha assaltato una camionetta con un passamontagna».
Finisce con il centrosinistra a pezzi. Patrizia Muratore dellItalia dei Valori si astiene perché «il consiglio dovrebbe dedicarsi a temi più importanti, anche se fanno meno spettacolo», Monteleone e Paladini lasciano laula, lo stesso fanno Roberta Gasco dellUdeur, Patrone e lassessore GB Pittaluga di GdL. manca il numero legale, ma nel pomeriggio si rivota e il documento viene approvato.
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