Gabetti: «A maggio lascio l’accomandita Agnelli»

IN AULA Il presidente parla al processo Ifil-Exor: «Ho costruito la carriera nel rigore della legge»

«Nel rigore della legge ho costruito la mia carriera». Così, visibilmente emozionato, Gianluigi Gabetti interviene nell’aula del tribunale di Torino, dove il processo Ifil-Exor è alle sue ultime battute, e annuncia la sua prossima mossa: la decisione di lasciare la presidenza dell’accomandita Agnelli. John Elkann, già alla guida dell’Exor, la finanziaria del gruppo, e vicepresidente della Fiat, si prepara così ad assumere le redini anche della cassaforte che controlla tutte le società partecipate della famiglia e tiene uniti i 90 discendenti degli Agnelli.
«La celebrazione di questo processo e la ormai prossima pronuncia della sentenza - ha detto l’ottantaseienne presidente onorario di Exor nella sua dichiarazione spontanea - vengono quasi a coincidere con l’attuazione del proposito, da me maturato da tempo, di lasciare la presidenza dell’accomandita Giovanni Agnelli & C. in occasione della prossima scadenza del mandato», prevista per il mese di maggio quando si terrà l’assemblea.
Una decisione, ha tenuto poi a precisare, indipendente da quello che sarà l’esito del processo (la sentenza arriverà il 22 aprile) che lo vede imputato di aggiotaggio informativo insieme all’avvocato Franzo Grande Stevens e a Virgilio Marrone in relazione all’equity swap, con il quale Ifil riuscì a mantenere il controllo di Fiat nel 2005, nonostante l’esercizio del prestito convertendo da parte delle banche e il comunicato del 24 agosto 2005, che, secondo la pubblica accusa, riportava informazioni non rispondenti al vero. Tuttavia, «non posso nascondere che questa occasionale coincidenza suscita in me emozioni particolari», ha ammesso Gabetti. «Devo dire con assoluta sincerità - ha proseguito - che pensavo di poter compiere questo passo con la serenità piena e da nulla turbata che deriva dalla consapevolezza di aver ben impegnato il mio tempo al servizio delle responsabilità affidatemi da un gruppo così profondamente legato alla vita di questa città e in qualche misura al Paese. Posso aggiungere di aver fatto tutto ciò avendo quale unico punto di riferimento il rispetto della legge». Ecco perché «sarà facile comprendere quanto abbia pesato l’attuale procedimento e come sia stato da me sentito quasi come un’ombra diffusa su tutta la mia vita di lavoro». E conclude: «Ho approfittato della facoltà concessami dalla legge non solo per rappresentare questo mio stato d’animo, ma soprattutto, più che la speranza, la certezza che la sentenza vorrà restituirmi la serenità con la quale ho sempre svolto il mio lavoro».
A prendere le redini della Giovanni Agnelli e C. sarà dunque John Elkann, che è già il vicepresidente vicario dell’accomandita, con gli stessi poteri del presidente uscente Gabetti. Il passaggio di consegne avrà dunque un significato soprattutto formale, quasi a suggello di una investitura già operativa. Del resto la leadership di Elkann tra i componenti della famiglia Agnelli è anche rappresentata dal fatto che il delfino dell’Avvocato possiede da solo un terzo del capitale dell’Accomandita, attraverso la società Dicembre.

Ed è stato proprio Gabetti, che è nel gruppo Fiat da 40 anni - «rimarrà il mio più caro amico», ha commentato Marchionne - e l’ha sostanzialmente guidato dalla morte di Umberto Agnelli nel 2004, ad accompagnare, in una sorta di ruolo di consigliere, il giovane John, erede designato dal nonno, nel progressivo rafforzamento dei poteri.

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