«Pronto Gianfranco, sono Gianfranco, complimenti». Squilla verso le quattro del pomeriggio il telefono del neo presidente provinciale di An. Gadolla, Gianfranco Gadolla. Di là cè il Gianfranco di Alleanza nazionale. Fini, appunto. Che chiama per fare gli auguri al vincitore del congresso genovese e anche per «raccomandarsi» di non buttare via i candidati importanti già avvicinati ad An grazie al lavoro della precedente dirigenza. Anzi, per chiedere semmai di rafforzare certe scelte. «Sì, mi ha chiamato Fini e la sua telefonata mi ha fatto ovviamente molto piacere - conferma Gadolla -. Ma a parte questo devo dire che sono oggettivamente candidature forti, tanto che avevo già scritto a Mario Sossi, Graziella Quattrocchi, Francesco Carleo e Rino Genova per chieder loro un incontro, per confermare quanto già concordato con il partito. Aspetto la loro risposta, ma non credo ci siano problemi. Non butteremo via tutto quello che di positivo cè nel partito».
Già sentita. Anzi, già letta, questa frase. «Sì, ho molto apprezzato linvito del Giornale a superare le lacerazioni interne al partito dopo il congresso - aggiunge Gadolla -. È unazione meritoria. Il vostro quotidiano fa da peacekeeper, da pacificatore, e a Massimiliano GeorgeClooney Lussana rispondo di sì, che la mia disponibilità a ripartire uniti è totale». Le accuse degli sconfitti fanno riferimento a iscritti finti, mai visti, che hanno votato al congresso, ma il neo presidente si limita a osservare che «se i vecchi dirigenti non li hanno mai visti, è forse perché loro stessi non avevano grandi rapporti con la base se non in certe circostanze».
È lultima stoccata, prima di parole di pacificazione come richiesto dallazione dei caschi blu di redazione. «Un partito resta sempre un partito, cioè un gruppo di persone che hanno unidea e dei valori in comune - spiega Gadolla -. Un congresso può dividere ma poi, alla fine, bisogna tornare tutti a difendere le stesse battaglie. Che poi, per An a Genova, significa combattere fianco a fianco per vincere la concorrenza di altri partiti. Penso anche a quella degli alleati, alla lista Biasotti soprattutto, ma anche al resto della Casa delle Libertà, allinterno della quale dobbiamo ritrovare un ruolo di primo piano, sempre più forte. Ma penso soprattutto alla sinistra, ai principali avversari politici. Mi auguro che Barbagallo e agli altri che contestano la legittimità della vittoria rivedano il loro giudizio. E che ci sia la disponibilità di tutti, anche di chi era vicino alla vecchia dirigenza del partito, degli iscritti che non hanno votato per me, perché ci si renda conto che la nostra deve essere una battaglia comune per vincere questa sfida delle amministrative».
Di là, dallaltra parte, si preferisce aspettare un po prima di seppellire del tutto lascia di guerra. La vittoria è certo facile da digerire. Ma i progressi ci sono. Perché anche le accuse non vengono più reiterate. E si pensa anche alla campagna elettorale, proprio come se fosse rimasto tutto come prima. Tanto che Alfio Barbagallo, lex presidente provinciale, non vuole far mancare un suggerimento al candidato sindaco del centrodestra, Enrico Musso. La proposta da correggere è quella presentata dal «prof» durante il faccia a faccia con la Vincenzi: meno Ici, più Irpef. Al componente dellassemblea nazionale di An piace solo la prima parte. «Sono in linea con Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, che nel programma della Casa delle Libertà prevedono la cancellazione dellIci sulla prima casa - interviene Barbagallo -.
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