Nellesordio della sua lettera aperta ai genovesi cè tutta la sua passione: laffondo contro la sinistra e i danni che provoca. Alberto Gagliardi annuncia ai cittadini il suo ritorno in politica ricordando che «il governo Prodi si sta sempre più distinguendo per l'incompetenza e l'inefficienza con cui affronta i problemi del Paese. Un governo diviso su tutto, dalla politica estera alla politica economica, che ha nel controllo fiscale l'unico collante per trasformare il cittadino in suddito». Un concetto che si trasferisce subito su Genova e sul suo «pantano di problemi economici e sociali accumulati da anni e anni di socialismo reale al potere», di gestione della cosa pubblica di cui «la democratica, ex-Pci-Pds-Ds, Marta Vincenzi» era parte integrante. Ecco perché Gagliardi non gliene perdona una. «Non c'è dubbio quindi che Marta Vincenzi indichi un'esigenza sentita quando dichiara che Genova ha bisogno di una nuova stagione per uscire dalla crisi, anche spirituale (dico io), in cui è precipitata - attacca lex sottosegretario -. Ma questo è uno slogan assai curioso in bocca a un personaggio che in tutti questi anni ha rivestito ruoli di primissimo piano in quell'establishment che ora boccia, sia pure indirettamente. Sembra un vecchio giochino della disinformacia di scuola krusceviana». Ecco perché Gagliardi ci riprova. E riparte proprio da dove aveva lasciato. «Nel mio agire pubblico a Genova ho sempre cercato di interpretare questa esigenza di cambiamento, sia nella mia esperienza politica svolta in gran parte da dilettante sia nella mia attività professionale nel mondo del giornalismo e della comunicazione aziendale - si confessa -. Per questo ho accettato il ruolo di capolista di Forza Italia alle prossime elezioni comunali di Genova, ho accettato con lo stesso spirito con il quale combatto da trent'anni».
Per carità, non è sempre stato tutto rose e fiori. Gagliardi non si nasconde: «È stato amaro per me non essere ricandidato alle elezioni politiche del 2006 dopo dieci anni, prima da parlamentare poi da sottosegretario, di convinto e appassionato impegno per Genova, che è sempre stata l'anima della mia lotta politica. Un'amarezza pesante ma non al punto di sottrarmi al dovere di partecipare ad una campagna elettorale che mi pare decisiva per le sorti della mia città e forse del Paese».
Per lui non è difficile ricominciare da lì, anche perché «i temi sul tappeto sono purtroppo sempre gli stessi, quelli sollevati ormai da trent'anni da chi aveva a cuore il bene della nostra Genova: rompere l'isolamento ferroviario, autostradale, aeroportuale (quante volte ho scritto «Genova o comunica o muore»?!)». Gagliardi si concede «un'ultima riflessione personale. Da cattolico mi sento ancora di più impegnato nella lotta per la difesa della famiglia, che è la forza della vita.
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