«Quante divisioni ha il Papa?» chiese Stalin. La stessa domanda sembra aleggiare oggi nel mondo della politica italiana. La visita di Marcello Pera a Papa Benedetto XVI e l’annuncio dell’udienza che il Pontefice a fine marzo concederà a Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella - in qualità di esponenti del Partito Popolare Europeo che si riunirà a fine marzo a Roma - nell’Unione ha avuto l’effetto di spostare ancor più a sinistra un baricentro già fortemente caratterizzato dal laicismo della Rosa nel Pugno, di Rifondazione e Pdci. E dunque la domanda, quante divisioni ha il Papa? comincia ad essere un serio problema per chi nell’Unione (vedere alla voce Margherita) ha cercato il filo diretto con il Vaticano.
Benedetto XVI l’altro ieri ha concesso al Presidente del Senato un’udienza che aveva il segno di una benedizione. Non solo l’incontro è stato reso pubblico, ma eccezionalmente ne sono state diffuse le immagini, fatto che non era accaduto per la visita di un altro politico vicino al Vaticano, Pier Ferdinando Casini. E proprio in quelle immagini eccezionali si è visto Marcello Pera donare al Papa il suo Manifesto per l’Occidente e un libro, «Il dovere dell’identità» edito dalla Fondazione Magna Carta. La conferma di una sintonia culturale sui temi dell’agenda internazionale, sintonia che prescinde dalla politica. Quest’ultimo concetto è molto caro al Vaticano e alla Conferenza episcopale presieduta dal Cardinale Camillo Ruini. «La Chiesa non fa politica» ha spiegato più volte il cardinale (che ha appena pubblicato per Mondadori il saggio «Verità e Libertà»), ma nello stesso tempo «invita a scegliere candidati che sono in linea con i valori della Chiesa». Non schieramenti, ma candidati, in onore a un trasversalismo inaugurato con la fine dell’unità politica dei cattolici. Tenendo ben presente questo concetto, il partito che si era meglio organizzato in questo senso era la Margherita di Rutelli, prima con un lavoro parlamentare ben guidato da Beppe Fioroni, dopo con le candidature mirate di Luigi Bobba (presidente delle Acli) e di Paola Binetti (presidente del Comitato Scienza e Vita), un chiaro segnale inviato oltre Tevere. Il manifesto di Marcello Pera ha riaperto questa partita, se non dal punto di vista parlamentare quanto meno dal punto di vista culturale. L’aspetto che per Papa Ratzinger resta fondamentale. L’udienza con gli esponenti del Partito popolare europeo sarà importante per misurare il termometro politico della Santa Sede e non mancherà il riferimento all’Europa e a quelle radici cristiane per le quali il Ppe si è battuto invano contro la sinistra laicista.
Sbilanciata a sinistra, l’Unione teme di perdere il consenso di una parte dell’elettorato cattolico che potrebbe sentire il richiamo di movimenti, organizzazioni e uomini politici che ispirano la propria azione politica al segno già inconfondibile del papato di Joseph Ratzinger.
E se al primo posto della «galassia ratzingeriana» c’è Marcello Pera con la sua Fondazione Magna Carta, i suoi libri e il prezioso lavoro sul terreno della politica «teocon» del professor Gaetano Quagliariello, in questo universo si possono osservare molti pianeti. C’è tutta l’area di Comunione e Liberazione che fa riferimento a Roberto Formigoni, con l’azione sul territorio della Fondazione per la sussidiarietà e della Compagnia delle Opere; c’è una parte consistente di Alleanza nazionale che con Alfredo Mantovano, Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno ha saltato lo steccato del partito per firmare il manifesto per l’Occidente; ci sono scelte importanti come quella di Pier Ferdinando Casini di candidare Luisa Santolini, presidente del Forum per le famiglie (non a caso prontamente intervistata ieri da Avvenire in contrapposizione a Luigi Bobba); c’è in Forza Italia la sensibilità del coordinatore nazionale Sandro Bondi sui temi del cattolicesimo e la politica della parità scolastica portata avanti con coraggio dal ministro Letizia Moratti. Un universo che ha il limite di muoversi in ordine sparso, ma ruota intorno a un sistema di valori che la Chiesa non vuole lasciare chiusi negli edifici di culto, ma far diventare anche politica.
Quando Pera decise di schierarsi per l’astensione nel referendum sulla procreazione, aveva in mente il fenomeno americano, quel «risveglio del sentimento religioso» poi determinante nella corsa per la Casa Bianca. Qualcosa si muove anche in Italia e in quel mondo della cultura, solitamente pronto a pubblicare anche gli spifferi dell’intellighenzia di sinistra. Un piccolo editore, Rubettino, sta per mandare in libreria «La cattedrale e il cubo», capolavoro dell’americano George Weigel, testo chiave per il movimento conservatore; l’editore Cantagalli sta scoprendo spazi incredibili di diffusione per i libri di Benedetto XVI; il saggio «Senza radici» di Pera e Ratzinger dopo le edizioni spagnola e tedesca è stato tradotto in America e Mondadori sta per mandare in libreria (il 14 marzo) il libro di Gaetano Quagliariello su «Cattolici, pacifisti e teocon».
Più che chiedersi dunque cosa fa il Vaticano o peggio, cercare di applicare la par condicio a Papa Benedetto XVI, il centrosinistra dovrebbe offrire risposte credibili alle domande che si pone l’elettorato cattolico. E se la risposta è il decalogo pubblicato ieri da Liberazione contro il Manifesto per l’Occidente, allora hanno ancora molta strada da fare prima di farsi ascoltare da Sua Santità e dal suo popolo.