Faticava perfino a respirare: il suo mento toccava ormai lo sterno e in 10 anni aveva perso 30 centimetri di altezza. Colpa della sua colonna vertebrale, più fragile del cristallo, sempre più simile ad una gomma. Lui, casertano, 35 anni, aveva derubricato ben più di una speranza e anche svolgere il suo lavoro di ricercatore universitario era ogni giorno più difficile. Una forma rarissima di osteomalacia, una declinazione maligna, aggressiva ed invalidante di osteoporosi, era il nemico contro cui provare a combattere. La cifosi fin dal 1994 gli aveva procurato i primi cedimenti vertebrali e laveva reso curvo, ma non piegato la sua tempra: ad una prima ipotesi di intervento in Florida, con una stima di costi di 500 mila dollari che il Sistema sanitario nazionale gli avrebbe finanziato al 80%, il giovane sceglie però Milano e lIrcss Galeazzi con la «strategia» che il professore Marco Brayda Bruno gli snocciola come il «regalo» più atteso pochi giorni dopo Natale 2008. Un piano di avvicinamento allintervento che passa anche per una dolorosa tappa di due mesi di trazione, con un busto grazie al quale la sua schiena riprende lentamente ad allungarsi e il suo fiato si allunga. Lintervento avviene a luglio, seguono quasi due mesi di riabilitazione a Bosisio Parini. Ora il giovane campano è tornato a casa e col nuovo anno potrà anche liberarsi del busto e tornare ad una vita normale. La più normale possibile per un giovane con una struttura scheletrica così compromessa, «simile a quella di un anziano, con enormi difficoltà respiratorie», spiega il professor Brayda. «Per lintervento abbiamo utilizzato la tecnica del fissaggio, vertebra per vertebra, tramite fascette».
Difficile ancorarsi sul nulla: si provvede con un «rinforzo» proveniente dalla banca ossea del Pini.
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