Galimberti cerca di fermare il libro che lo accusa

Ci sono tanti modi di fare cultura e filosofia. Tra questi non si può escludere l’utilizzo della carta intestata degli avvocati. Magari per convincere un editore o un autore scomodo dal desistere dalle sue iniziative. Dopo aver utilizzato per anni un metodo articolato sul copia e incolla, quasi mai dichiarato, di lavori propri e altrui Umberto Galimberti sta provando a utilizzare questo sistema per far trionfare l’inattaccabilità della sua persona (per qualcuno filosofia può anche significare aver sempre ragione). Ha infatti deciso di mettere alle strette Francesco Bucci e Coniglio Editore per il saggio Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale. E già che c’era di prendersela anche con la prefazione di Luca Mastrantonio, giornalista delle pagine culturali del Riformista, uno dei pochi giornali di sinistra che abbia avuto il coraggio di prendere posizione sugli «scippi» ai danni di studiosi come Giulia Sissa, Guido Zingari, Salvatore Natoli e Alida Cresti. Nulla di meglio allora di una lettera dello studio legale Brizzi. Quanto a contestare i contenuti del libro gli avvocati e il professore ci vanno con le pinze. Sul fatto che Galimberti riutilizzi sempre gli stessi brani precisano trattarsi di «pratiche assolutamente lecite e del tutto usuali nell’editoria». Il che è verissimo, fare un cattivo servizio al lettore e far poca fatica nel riassemblare sempre le stesse cose per pubblicare tanto non viola nulla, se non l’amor proprio e il buon senso. Quanto alle contestazioni di Bucci sull’utilizzo di brani di altri autori, vengono definite «capziose» ma i legali ammettono che «questa operazione in sé potrebbe - con un certo sforzo - rubricarsi come esercizio di critica».
E in effetti certi esercizi di critica hanno già costretto Galimberti ad ammettere pubblicamente di aver utilizzato in modo scorretto i testi di Sissa e a mettere per iscritto, per non andare in tribunale, a inizio del volume Invito al pensiero di Heidegger di aver riutilizzato senza permesso l’opera di Guido Zingari: «Diversi passi riportati nel presente volume relativi alla vita e alle opere di Heidegger, sono stati tratti dal volume di Guido Zingari, Heidegger. I sentieri dell’essere (presentazione di J.B. Lotz), Roma, Studium, 1983. In quest’ultimo essi si trovano specificatamente alle pp. 16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 36, 121, 125 (citazione identica) e alle pp. 23, 25, 26, 28, 29 (citazione con alcune modifiche e interpolazioni)». Quindi è ovvio che sia meglio andarci piano. Allora meglio attaccare il titolo per quel La mistificazione intellettuale considerato «un pubblico insulto alla figura, all’opera e alla professione del mio assistito». E poi prendersela per i giudizi di Mastrantonio che dice che «Galimberti è capace di scrivere tutto e il contrario di tutto».

Peggio ancora il fatto che Bucci abbia mandato la copertina-manifesto del libro «ad innumerevoli professori universitari, a quanti avevano in precedenza invitato il prof. Galimberti a conferenze...». Ecco perché si pretende l’eliminazione del titolo, di molte frasi della prefazione e ci si riserva azioni legali. Che dire? Viva la libertà di pensiero e abbasso le virgolette.

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