
Sui social scrive: «La sicurezza stradale non può più essere un tema di secondo piano». Silvia Salis ha messo fra le priorità della sua campagna elettorale il dramma che ogni giorno si svolge nelle strade di Genova, la sua città: 10 incidenti e 12 feriti. Un'emergenza. Numeri da guerra cui il nuovo sindaco che uscirà dal confronto fra Salis, per il centrosinistra, e Pietro Piciocchi per il centrodestra, dovrà dare una risposta.
Una lezione di educazione civica che però l'ex atleta olimpica, campionessa di lancio del martello e oggi vicepresidente vicaria del Coni, sembra aver trascurato quando si è trovata coinvolta in un incidente. O meglio, quando con la sua auto ha investito una donna che stava attraversando un incrocio con il verde. Il problema non è tanto quel che è accaduto in quei momenti concitati, ma quel che è successo dopo. Di più, quel che non è accaduto, perché Salis sarebbe letteralmente sparita, senza spendere nemmeno una parola per informarsi sulle condizioni di S.D.C. È il 23 maggio 2024, siamo a Quinto, quartiere di Genova. La Mini azzurra colpisce in pieno il pedone sulle strisce: la vittima sfonda con la testa il parabrezza, poi rimbalza e cade pesantemente sull'asfalto. L'ambulanza la porta di corsa in ospedale, dove arriva in codice arancione, con un trauma cranico e quattro fratture al piede. «Salis ha atteso che giungessero i soccorsi - racconta S. al Giornale - poi è ripartita perché andava di fretta e non l'ho mai più sentita. Non mi ha chiamato, non mi ha mandato un biglietto di scuse o un mazzo di fiori, non si è informata sulle mie condizioni di salute, nulla di nulla».
Possibile che una sportiva non segua le regole minime dell'educazione e della convivenza civile? «Non è andata così - ribattono dallo staff di Salis -, tanto per cominciare lei non è passata con il rosso, perché purtroppo in quell'attraversamento, all'intersezione fra via Quinto e via Majorana, il verde pedonale coesiste con il verde per le auto. Certo, nessuno nega l'incidente e naturalmente chi è a piedi ha sempre la precedenza. Ma Salis ha dato il suo numero di telefono e ha aggiunto: Non voglio disturbarla, si faccia sentire lei». Insomma, come sempre le sfumature non coincidono nelle opposte ricostruzioni. Incandescenti, perché oggi siamo vicinissimi al voto, previsto per il 25 e 26 maggio, e anche un dettaglio può fare la differenza. Certo, quel che succede nelle settimane successive, dopo il ritorno a casa di S. è ancora più incomprensibile. «Ho portato il gesso fino al ginocchio e il recupero è stato lento e faticoso», aggiunge la donna, che oggi ha 43 anni. Il suo avvocato, come ha anticipato ieri la Verità, manda dunque una raccomandata all'indirizzo della Salis per avviare la pratica di risarcimento, ma la lettera non viene mai ritirata. Alla fine torna indietro e a quel punto S.D.C.. va in procura e presenta una denuncia per lesioni gravi. Salis viene quindi indagata e il procedimento è in corso, intanto la querelle si chiude, almeno sul piano dell'indennizzo, con il versamento di 30 mila euro. «Non sappiamo cosa sia accaduto - è la replica dei suoi collaboratori - lei era spesso in giro per i suoi incarichi, ma se avesse visto la lettera, ovviamente avrebbe risposto». Invece, nulla di nulla. Solo un'incomprensione? «Non possiamo ignorare - osserva Salis in un post - che con un'auto ogni due abitanti siamo la seconda provincia italiana per tasso di motorizzazione, non per scelta ma per necessità».
La soluzione che la candidata sindaca prospetta è quella di potenziare il trasporto pubblico.
Intanto, le strade sono percorse da migliaia di auto e moto. «Siamo una delle città più pericolose d'Italia», è la conclusione. Il peggio, a volte, non è l'impatto, pure disastroso. Ma il seguito, abitato solo dal silenzio e dalla solitudine.
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