Gallarate, la moschea deve sgombrare

L’imam: o ci trovano un’altra sede o restiamo qui Il Comune: non siamo un’agenzia immobiliare

da Milano

Scatta l’ordine di sgombero immediato per la moschea di Gallarate ma l’imam giura: non ce ne andremo senza sede alternativa. È ormai polemica sul tempio islamico di via Peschiera nella città tra Milano e Varese dopo che il sindaco Nicola Mucci ha firmato un’ordinanza di inagibilità e di contestuale sgombero per la moschea.
Del resto la chiusura della moschea è l’ultimo atto di un braccio di ferro che dura da mesi, tra verifiche e accertamenti sanitari compiuti dai tecnici di diversi settori del Comune. In via Peschiera hanno infatti compiuto soppralluoghi sia i tecnici dell’Urbanistica, sia quelli dell’Asl visto che i locali destinati a laboratorio ospitavano in realtà centinaia di fedeli a Maometto. Il «cambio d’uso» dell’immobile ha influito inevitabilmente anche sulle norme igieniche. Ed è scattata l’ordinanza. Ma l’imam della moschea, Mohamed El Mahfoudi, non ci sta. E ha subito replicato puntando l’indice contro il Comune che avrebbe il dovere di rimuovere gli ostacoli che rendono inagibile il luogo. «Noi non ce ne andiamo - afferma l’imam - finché non ci viene data una sede alternativa, il sindaco deve indicarci l'area». Ma sembra un’ipotesi destinata a naufragare. Infatti, il sindaco Mucci rispedisce al mittente la proposta: «L’amministrazione comunale - replica - non è un’agenzia immobiliare. La comunità musulmana deve trovarsi un’area idonea per la moschea, fare il progetto, ottenere i permessi come tutti i cittadini italiani che devono costruire.

Noi siamo sempre stati collaborativi ma non tocca al Comune di Gallarate trovare soluzioni». Ma quando avverrà lo sgombero? «Ho dato l’incombenza al comandante della polizia locale che gestirà la situazione con la collaborazione delle forze dell’ordine».

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