Cultura e Spettacoli

Alla galleria Arte Borgogna di Milano quattro artisti di Brera si confrontano sul concetto di spazio Gli «spazi di confine» dell'arte»

«Spazi di Confine-Spazi di Conflitto» è il titolo di una mostra a cura di Francesca Guerisoli e Rossella Moratto, che si è inaugurata in questi giorni alla galleria Arte Borgogna di Milano. La mostra riunisce quattro artisti - Martina della Valle, Alessandra Senso Odoni, Carlo Steiner, Paola Verde - invitati a confrontarsi sul tema degli spazi di confine e di conflitto, intesi nelle loro più diverse accezioni (in senso fisico, sociale, politico, intimo). Spazi che si situano tra il pubblico e il privato, tra la sfera individuale e quella sociale; spazi aperti alla protesta e/o alla proposizione di nuove logiche e interpretazioni.
Nell'accezione fisico-geografica, essi sono intesi come quegli spazi che hanno la prerogativa di essere vuoti, marginali, periferie dello spazio e della mente che, per la loro mancanza di definizione, diventano luoghi di libertà frequentemente re-interpretati dagli artisti. La loro marginalità - che li sottrae alle dinamiche dello spettacolo e del consumo - permette lo svincolamento dalla società attuale e dalla sua inesauribile richiesta di merce: non essendo luoghi-vetrina, qui spesso si esplicano forme di creatività meno omologate, rinascono aggregazioni, forme di socialità, di azione e interventi alternativi e critici. E sono spesso proprio gli artisti a chiederci di guardare a questi spazi come a luoghi da far rinascere creativamente e criticamente.
Gli spazi di confine e di conflitto sono anche interiori, intimi. Sono le zone dello scarto tra memoria e realtà; costituiscono lo spazio decisionale che si pone tra il sì e il no, quello dove si gioca la scelta personale.
Paola Verde presenta La Zona (2009), una serie di otto fotografie di fabbriche dismesse dell'area metropolitana milanese. Alcuni di questi luoghi non esistono più, hanno ceduto il passo alla città che cresce, i loro scheletri ingombranti divenuti inutili sono stati sostituiti da centri commerciali multifunzione. Di molti di loro, oggi, non resta che il ricordo. I luoghi industriali fotografati da Paola Verde subiscono una trasposizione estetica che è frutto di una combinazione tra architettura, memoria e storia.
I festoni che costituiscono Festhyssen (2008) di Carlo Steiner, che dal soffitto della galleria si estendono fino all'altezza degli occhi del pubblico, sono realizzati impiegando gli articoli dei quotidiani usciti i giorni successivi al terribile incidente alla Thyssen-Krupp. Attraverso l'effetto di spaesamento provocato nell'osservatore, che si ritrova al confine tra i concetti di "festa" e "decorazione" - veicolati dal festone - e quello di "morte" - evocato dal ricordo del tragico evento - l'artista propone una riflessione sull'informazione mediatica, di frequente mistificante e sulle complesse relazioni che si instaurano su un'arte di denuncia e il luogo cui è destinata, spesso lo spazio di una collezione privata (qui l'artista considera il doppio ruolo della famiglia Thyssen, industriali e collezionisti, come destinatario del lavoro dell'artista).
Martina della Valle ragiona sul tema della presenza e dell'assenza, realizzando Framed Memories#1-Berlin (2009), una serie di nove opere uniche costituite da vecchie fotografie di famiglia ognuna delle quali mascherata da un passe-partout, sigillato con ceralacca, che lascia libero alla vista un unico dettaglio. L'intento dell'artista è di preservare il significato e il valore delle immagini, proteggendole dallo sguardo, per salvaguardare le storie narrate e custodirne la loro carica evocativa. L'osservatore viene stimolato, attraverso i dettagli visibili, a dare un nuovo significato e a costruire una storia filtrata dalla propria esperienza.
L'installazione Personal Memory Bank. Your ideas are in good hands! (2009) di Alessandra Senso Odoni indaga il confine tra la sfera privata e quella pubblica attraverso i due principali motori della contemporaneità, il denaro e il sesso. Invadono lo spazio di un'intera sala della galleria un centinaio di casseforti di varie dimensioni ricavate da scatole di cartone - ognuna identificata da una parola chiave e da un disegno - che custodiscono i segreti, le ansie e le paure di ognuno.

Per l'intero svolgimento della mostra, la cassaforte "Sex" collocata al centro della sala è adibita a raccoglitore di opinioni: il pubblico è invitato a imbucarvi un proprio pensiero e al termine dell'esposizione essa verrà sigillata.

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