La galleria delle meraviglie

Molto più dei gioielli di famiglia: la Collezione Borromeo è un pezzetto di storia lombarda. La Galleria dei quadri, conservata a Palazzo Borromeo, sull'Isola Bella, perla del Lago Maggiore, è da qualche anno aperta al pubblico, grazie all'interesse di Bona e Gilberto Borromeo. Ci sono voluti anni per studiare il tesoro di famiglia, oltre un centinaio di opere raccolte nella quadreria dell'ala Berthier: Mauro Natale e Alessandro Morandotti hanno lavorato a lungo sul patrimonio posseduto dal casato e il risultato è un libro, Collezione Borromeo. La Galleria dei quadri dell'Isola Bella (Silvana Editoriale), presentato nei giorni scorsi alla Braidense di Milano, alla presenza di Carlo Bertelli e Marco Bona Castellotti, in un dibattito moderato da Marco Carminati.
In una gita al Lago Maggiore e sull'Isola Bella, accessibile da Stresa, sulla sponda piemontese del Verbano, la visita a Palazzo Borromeo è irrinunciabile: di che cosa si possa ammirare al suo interno i milanesi ne hanno avuto un assaggio qualche anno fa quando, eravamo nel 2006, lo stesso Mauro Natale aveva organizzato, con la benedizione di Bona Borromeo Arese, una bella mostra sulla Collezione Borromeo al Poldi Pezzoli. Il pubblico meneghino apprezzò moltissimo: da allora, per far conoscere ai più questo tesoro artistico lombardo, molto è stato fatto. Esattamente tre anni fa il percorso di visita di Palazzo Borromeo all'Isola Bella ha compreso un'ala fino da allora preclusa al pubblico: l'affascinante Galleria dei quadri che alla fine dell'Ottocento venne soprannominata Berthier perché lì vi dormì, al seguito di Napoleone, il noto generale francese. In una composizione che, secondo il gusto dell'epoca, non lascia nemmeno un centimetro quadrato libero sul muro, la galleria comprende 130 dipinti: un mosaico di quadri del Seicento, del Settecento e anche alcuni capolavori rinascimentali. Il valore della galleria sta tutto nel piglio del collezionista che i Borromeo ebbero (in contro tendenza rispetto alla loro epoca) verso l'arte lombarda. Ecco allora che visitando la galleria si possono ammirare i sensuali ritratti di Giampietrino (come la Sofonisba o Didone), le tele di Bernardino Luini, di Filippo Mazzola, del Bergognone, di Berbardo Zenale, del Procaccini, del Crespi e molti altri artisti collezionati con gusto e perizia nel corso dei secoli dal noto casato meneghino.
Come spiegano Natale e Morandotti nel volume, il casato dei Borromeo fu legato al mondo del collezionismo già dal XIII secolo: mecenati, intenditori, amanti delle arte, i Borromeo furono senza dubbio una famiglia lombarda illuminata, attenta a promuovere anche l'arte locale in tempi in cui il gusto romano e fiorentino andava per la maggiore. A metà dell'Ottocento la quadreria si arricchì di acquisizioni più classiche per i nobili dell'epoca (ad esempio di opere firmate da Guido Reni, Raffaello, Correggio), ma la «linea lombarda» rimane la più cospicua, anche in termini di numero di opere. Il visitatore di oggi resta stordito da questo variegato mosaico di dipinti disposti ad occupare, secondo i dettami dell'horror vacui, ogni spazio della Galleria (e lo stupore scaturisce anche davanti alla grandezza fisica di alcune tele come quelle, enormi, di Camillo Procaccini).

Ed è per questo che la galleria dei quadri «delle meraviglie» funge da perfetta introduzione alla vista della sala del Trono di Palazzo Borromeo, vero e proprio museo dell'arte barocca lombarda, e da sola merita una visita alla celebre Isola Bella, un luogo che pare vivere da sempre fuori dal tempo.

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