In Galleria una folla da stadio «Il Maestro ci manca, però...»

Il popolo dei melomani segue la diretta davanti al maxi-schermo e si divide: «Bene il giovane direttore, ma le scene sono povere»

Roberto Bonizzi

La signora Luisa, il barboncino stretto in braccio, non ha dubbi. «Ci manca tanto il maestro Muti. Fa molto effetto non vederlo inquadrato lì, all’inizio dell’opera, a dirigere l’orchestra. Questo nuovo mi sembra troppo giovane, non ha nemmeno trent’anni, ma speriamo sia bravo». Il popolo della Galleria combatte il freddo con sciarpe e cappotti, ma non vuole perdersi la «sua» prima. Mancano ancora dieci minuti alle 18, ma i posti davanti sono tutti occupati. Sulle note dell’inno di Mameli, suonato mentre la regia inquadra il presidente Ciampi, parte l’applauso. Daniel Harding, il ventinovenne direttore d’orchestra appassionato di calcio e tifoso del Manchester United sta iniziando a conquistare la piazza.
«Meno male - confida all’amico un giovane stretto in una giacca a vento nera -. L’opera italiana aveva bisogno di svecchiarsi. Harding sembra davvero capace, speriamo sia la ventata di novità che stavamo aspettando». La prima si vive anche così, in piedi sui mosaici della Galleria, sotto le luminarie illuminate. Nascosti nei bar o dietro alle vetrine di McDonald’s. Alcuni habitué hanno pensato alle comodità e dalla borsa spuntano le seggiole. Qualcuno passa per caso: «Cosa stanno facendo sul maxischermo?». Chi aveva approfittato del primo giorno di festa per inaugurare lo shopping natalizio deve farsi largo tra la folla e storce il naso: «Ma noi tutti gli anni di qua a quest’ora dobbiamo passare? Bisogna segnarlo sul calendario che c’è la prima della Scala. Ormai addio acquisti».
Tra i curiosi ci sono tanti turisti, giapponesi e tedeschi su tutti. Ma molti sono i milanesi competenti, che vorrebbero essere in platea al Piermarini: «Con quello che costano i biglietti, dobbiamo accontentarci della Galleria. Per un loggione ci hanno chiesto 100 euro - si lamenta una coppia di pensionati -. Certo l’opera è molto bella anche da qui. Il maestro, dice? Molto bravo. Giovane, ma già convincente». A fianco c’è chi tenta improbabili acrobazie per riprendere contemporaneamente folla e maxischermo con la videocamera digitale. Altri si arrangiano con il telefonino. Qua e là spuntano anche i registratori: per imprimere su nastro l’emozione della prima.
I consensi per Daniel Harding aumentano con il passare dei minuti. Qualcuno, però, a un certo punto se ne va: «Sono molto soddisfatto, ma purtroppo mi aspettano per cena». L’esordio del maestro inglese non è solo applausi. «Ero stato alla presentazione dell’Idomeneo, invitato da un amico - spiega un melomane ai vicini di posto -. Harding aveva annunciato una sorpresa per quanto riguarda l’allestimento. Se è questa non mi piace. L’opera è ambientata nelle isole greche e i personaggi indossano cappotti e colbacchi. Poi le scene sono molto povere. Almeno avranno risparmiato qualche soldo».
L’allestimento, invece, colpisce tra i più giovani.

«Fa parte dello svecchiamento del mondo della lirica - annuncia sicura Cristina, bionda commessa trentenne -. Harding si dimostra intelligente anche per questo: riesce a rendere moderna un’opera vecchia di qualche secolo».

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