Galleria, i negozianti ci ripensano: «Lo sciopero? Ora si fanno affari»

No dei commercianti al nuovo regolamento, ma c’è chi è contro la serrata di S.Ambrogio

Ma davvero quest’anno a Sant’Ambrogio i negozi in Galleria Vittorio Emanuele resteranno chiusi? Davvero la Moratti si ritroverà con tutti i capi di Stato stranieri invitati per la prima della Scala, e non potrà offrire loro neanche un caffè nel salotto buono di Milano, che per l’occasione sarà listato a lutto, con le saracinesche mezze abbassate e le luminarie spente?
Rivolgere la domanda ai diretti interessati, cioè ai negozianti che hanno il negozio in Galleria, è inutile. Bocche cucite, sguardi truci, nessuna dichiarazione da fare. Uniti sia nel bocciare in toto la delibera firmata venerdì scorso in Comune (che prevede la sospensione del passaggio delle concessioni da commerciante a commerciante) sia nel negarsi a ogni commento.
Qualcuno dei piccoli esercenti della Galleria, dietro assicurazione di anonimato, prova a spiegare il perché di questo atteggiamento: «Non ci aspettavamo che il nostro progetto di sciopero arrivasse così presto alla stampa e alle orecchie della gente. Siamo stati spiazzati anche noi dai titoli dei giornali. Doveva tutto rimanere segreto». Più ottimistico invece il commento rilasciato dai direttori o responsabili dei negozi delle grandi catene che in Galleria hanno un punto vendita: «Non credo che si sciopererà - ha commentato il direttore di uno dei più grandi negozi di tutta la Galleria -. Il ponte di Sant’Ambrogio è una data troppo importante per gli affari. In media il nostro negozio segna un incremento del 100 per cento in quella sola giornata. Credo che alla fine tutto si sistemerà.
È quanto si augura anche l'assessore alle Attività Produttive Tiziana Maiolo, che ha dichiarato di sperare in «un ripensamento dei commercianti. Se lo sciopero dovesse verificarsi questo sarebbe un danno, oltre che economico, anche di immagine per tutta la città. Voglio tuttavia affermare - ha sottolineato - che capisco le lamentele dei negozianti. Le licenze comunali devono seguire criteri uguali per tutti. Se in via Dante o in corso Vittorio Emanuele è previsto il sub-ingresso, ovvero il passaggio libero delle licenze comunali tra gli esercenti, dovrebbe essere assicurato lo stesso criterio anche per le licenze degli spazi in Galleria».
Difende invece totalmente la delibera l’assessore alla Casa Gianni Verga, che ha ribadito con forza sia il valore formale che sostanziale del provvedimento, che mira «a ottenere la completa valorizzazione e la piena redditività degli immobili della Galleria, dando una destinazione commerciale, degli spazi dati in concessione, coerente con il pregio degli immobili stessi. Quindi la pratica della cessione delle licenze, in un’area di pregio come la Galleria, non era semplicemente più attuabile. Senza contare che la questione più rilevante posta dai negozianti - ha concluso - non era il diritto di cessione della licenza ma il diritto di rinnovo della stessa.

L’amministrazione ha inserito appositamente nella delibera il diritto di insistenza, cioè il riconoscimento dell’interesse del concessionario ad essere preferito ad altri aspiranti. Il diritto di insistenza si traduce nel diritto di ottenere, alla scadenza, il rinnovo della concessione ai canoni di mercato».

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