nostro inviato a Yokohama
Deve fare un certo effetto svegliarsi la mattina, qui in Giappone, e scoprire attraverso i principali quotidiani che il fattore Milan è dieci volte superiore rispetto a quello procurato un anno prima dal Barcellona di Ronaldinho, sconfitto dallInternacional di Porto Alegre e di Pato. «È un motivo di legittimo orgoglio» riflette ad alta voce Adriano Galliani. Le dimensioni riferite dai giornali provengono direttamente dal giro di affari presso i centri commerciali pieni di negozi e corner con magliette e gadget rossoneri: 400mila yen dincasso in un giorno contro 40mila le proporzioni citate dalla stampa specializzata. E non si ferma qui leffetto Milan. «A Milano le 13 mila magliette di Kakà col Pallone doro sono andate esaurite in una settimana» riferisce ancora Galliani, informato del fenomeno negli Usa (qui Fox tv trasmette le finali del mondiale per club) e in Asia, incremento confermato dallinteresse degli sponsor incontrati in questi giorni in Giappone. «Da queste parti se perdi con lEmpoli non se ne accorge nessuno, mentre la visibilità planetaria è garantita dal 2007 stratosferico del Milan che ha vinto la Champions, vinto la supercoppa dEuropa, è arrivato primo nel girone con altre sette squadre in coppa Campioni ed è qui a Tokio sullonda lunga di Atene» analizza Galliani. Perciò non deve fargli nessun effetto la frecciatina di Massimo Moratti, presidente dellInter: la frase «il Milan è impegnato in un torneo» non riscuote grande simpatia ma neppure procura allergie vistose. «Via, siamo qui a Tokio, non facciamo i provinciali» detta Galliani, sinceramente insensibile alla questione.
Sembra invece eccitato allidea di poter aggiungere un altro trofeo, «non per il fatturato, piccolo, da portare a casa, piuttosto per la soddisfazione da regalare ai nostri tifosi» oltre che della real casa: diventerebbe il club più medagliato al mondo con 18 trofei internazionali. «Berlusconi lo promise a Pomerio nellestate dell87: è stato di parola» il riferimento storico.
Devessere anche per questo motivo se nelle pieghe della colazione, tra un piatto mirabile di tagliatelle (opera di Michele Persichini, il cuoco di Arcore, e Oscar Basini che rallegrano le giornate alimentari dei milanisti), Adriano Galliani chiude a doppia mandata le porte a Ronaldinho («pista non attendibile») per il futuro e pensa invece con convinzione a un paio di acquisti, Zambrotta per la difesa, e Drogba per lattacco da aggiungere al giovanissimo Pato sul cui debutto italiano pende adesso un altro problema.
Questioni burocratiche, daccordo ma che possono far slittare il debutto fissato a San Siro per domenica 13 gennaio, contro il Napoli. Il 4 gennaio verrà depositato il contratto in Lega a Milano, la federcalcio dovrà chiedere il transfert agli uffici brasiliani che restano chiusi per un mese (dal 7 dicembre al 7 gennaio), non rispondono neanche al telefono in quel periodo: quel documento è indispensabile affinché Pato possa presentarsi in un consolato italiano e ottenere, esibendo il contratto di lavoro, il permesso di soggiorno (attualmente ha il visto turistico) per lItalia (legge Fini-Bossi). Per questo stesso motivo non potrà partecipare alla preparazione del Milan fissata in Dubai dal 2 al 12 gennaio. «Siamo nelle mani di un funzionario», ripete Galliani sconsolato.
A preoccuparlo è anche il panorama complessivo, gli stranieri «requisiti» sempre più dalle nazionali, senza che Fifa e Uefa affrontino il nodo del rimborso ai club. «Pato ora è in Brasile per unamichevole mai messa in calendario.
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