Madrid - Preparate le bandiere, avvertite i bambini: Ronaldo è tornato. È tornato nel calcio italiano, a 30 anni suonati, con il Milan che arranca verso un dignitoso recupero, per dimostrare che è ancora in grado di stregare pubblico e rivali, che può regalare altre giocate magiche e gol come ai bei tempi andati (basterebbe il 70% del vecchio Ronaldo la battuta di Braida). Bei tempi trascorsi, tra lacrime e sconfitte, nella Milano nerazzurra e poi consumati qui a Madrid dentro il lunapark del Real diventato, dopo l’avvento di Calderon e il ritorno di don Fabio Capello, l’inferno più duro. Quei tempi risultano messi in discussione dai giudizi recenti sul suo conto, dai rilievi sul suo peso, dai dubbi sulla voglia di compiere grandi sacrifici per recuperare la piena efficienza. Garantito: lo aspettano col fucile spianato. Per mettergli sulla schiena la casacca dell’ex e per sbertucciare il Milan cascato nel trappolone di arruolare un gran nome e un campione finito. Sono in tanti a pronosticare il «fracaso», il flop: opinionisti e tecnici di gran nome (Sacchi e Capello per tutti). Solo la comunità brasiliana di Milanello, da Leonardo a Kakà, sembra eccitata dall’arrivo ed è pronta ad attraversare cerchi di fuoco con lui, per lui.
Ronaldo poteva andare in Arabia dove avrebbe guadagnato sei volte di più, negli States dove avrebbe guadagnato quattro volte di più, restare al Real o trasferirsi al Milan: ha scelto la soluzione meno vantaggiosa, la più rischiosa. Se l’ha fatto deve avere dentro grandi motivazioni è il ragionamento ripetuto in queste ore da Adriano Galliani, dentro e fuori gli uffici del Real Madrid, lungo i tornanti della complessa trattativa scandita da accordi e retromarce. Segno che qualche dubbio è arrivato a corrodere la corazza del dirigente berlusconiano. Adesso è fatta e non si può più tornare indietro: Ronaldo s’iscrive alla sfida più attesa della sua luminosa carriera attraverso la maglia del Milan. Solo chi ha attraversato il buio pesto di incidenti drammatici, di tendini recisi e ricostruiti, può sentirsi vivo e vitale nel ripetere l’azzardo di una scommessa. Silvio Berlusconi è stato di parola con i suoi tifosi: aveva promesso due campioni per rimpiazzare Stam e Shevchenko, sono arrivati Oddo e Ronaldo il pistolotto orgoglioso recitato dal vice-presidente. Stavolta è il calcio italiano che importa una stella, il campionato diventa meno povero, rilanciata la rivalità milanese, il derby riprende quota e fascino. Non solo ma nell’immaginario collettivo non è il Milan che si lascia saccheggiare. Sono io che acquisto un giocatore dal Real gongola Galliani felice per quegli 8 milioni spesi e pronto a ricostruire i rapporti diplomatici col club dei merengues pur di centrare l’obiettivo.
Per avere Ronaldo, il Milan non deve svenarsi. Il cartellino viene a costare 7,5 milioni di euro, pagamento in due rate (la prima a gennaio 2007, la seconda a gennaio 2008) senza interessi, divisa al 50% la cifra della solidarietà (200mila) da versare al Barcellona. Il Real, in più, incassa la promessa di due premi rendimento (di 500mila euro ciascuno) qualora nelle prossime due stagioni i rossoneri dovessero partecipare alla Champions league. Scommettono entrambi sull’effetto prodigioso del centravanti: una specie di royalties su futuri piazzamenti. Ronaldo, pur di avere il Milan e fuggire dalla polveriera Real, è disposto a un sacrificio economico consistente: trattiene solo i diritti d’immagine e si accontenta di 2,5 milioni per il primo semestre 2007 e 5 milioni netti per la stagione successiva. Noccioline rispetto ai suoi noti guadagni. A Galliani lascia l’opzione per gli anni successivi: ma è il club che decide, sulla base del rendimento. «Guarda Maldini e Costacurta, giocano con noi a 40 anni: se fai come loro, nessuno ti manda via» gli promette Galliani. Ma è anche un bell’impegno replicare la carriera degli invincibili. Basterebbe meno, molto meno. Solo sei mesi prima, in agosto, il brasiliano chiese un contratto da 5 anni.
Fu allora che Galliani e Braida dirottarono su Siviglia e Ricardo Oliveira: una specie di segno del destino. Perché nel giorno di Ronaldo al Milan, prepara le valigie per la Spagna il Riccardino triste, col cuore spezzato dal rapimento della sorella e dalla richiesta del riscatto (5 milioni di dollari). Lo rivogliono a Madrid, in prestito semplice, con diritto di riscatto fissato è disposto a cederlo il Milan. La richiesta giunge di primo mattino nell’albergo della delegazione milanista dopo aver risolto al volo l’inghippo regolamentare (Marcelo viene prestato al Castillia, la seconda squadra del Real per tesserare un extra-comunitario). Galliani, chiusa una pratica, ne riapre un’altra mentre Braida rientra in gran fretta a Milano a lavorare alla soluzione alternativa.
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