È maschio, giovane, e ha le dita perennemente occupate. Di regola veste sportivo e tiene le maniche arrotolate sotto il gomito perché i muscoli del braccio possano assecondare meglio le esigenze del joypad o della tastiera. Si dimostra cinico, furbo e pure calcolatore, mentre tiene docchio il suo obiettivo che si dimena intrappolato nello schermo.
È insieme implacabile con i nemici e compassionevole verso gli sconfitti; quando vince esulta e quando perde non si rassegna. Perché il tempo per ricominciare, per premere ok e iniziare unaltra partita, non manca. Non deve mancare. Eccolo il prototipo del «player» italiano, modello in larga serie da importazione che in questi giorni ha preso possesso dellAuditorium per «The Gameland», prima grande manifestazione in Italia dedicata al mondo dei videogiochi. Oggi è lultimo giorno, quello decisivo, quello in cui il banco allarga i cordoni della borsa e la gloria si trasforma in moneta. Passare ore e ore davanti a una consolle non paga? Che enorme ingenuità è questa. Paga eccome, fino a 12mila euro per i campioni di Pes, Pro evolution soccer, il classico dei classici, il calcio virtuale uguale uguale, forse meglio, di quello vero. E cè un montepremi da spartire pure tra gli eccellenti nella simulazione di guerra, in una gara di moto o nella sfida arcana di un mondo immaginario. «Sono mesi che mi sto allenando per vincere questa competizione, mi sono iscritto sul web con alcuni amici e da allora contiamo i giorni», spiega Matteo di Lucca, 17 anni, guardandoci male, perché da profani osiamo chiedere cosa sia «Halo 3», uno sparatutto adrenalinico in soggettiva il cui scopo, mica da ridere, è quello di salvare lumanità intera.
Eliminatorie, quarti, semifinali, poi le finali: sembra un mondiale e in fondo lo è davvero. I ragazzi tentano la fortuna collegati in rete luno con laltro. Cuffie in testa, microfoni per scambiarsi istruzioni, tempi stretti anzi strettissimi: «Vai!», «attento!», «guardami le spalle!», si gridano a vicenda. Chi ce la fa va avanti e chi no si diverte lo stesso. «Pensavo di essere un asso, ma qui a Roma mi sono dovuto ricredere», confida Fabio, reduce con il fratello da una lunga sessione di «Gears of war 2», sparatutto stavolta tattico, stavolta in terza persona, tra fucili e armature, ritirate e strategie. Poco distante qualcuno si improvvisa eroe della chitarra, qualcun altro si cimenta con il sempreverde karaoke, con risultati da rivedere, mentre allaperto il virtuale veste abiti reali. Parkour, sport estremi, breakdance e hip hop, perché si può essere spericolati anche con il proprio corpo, e non solo brandendo un joystick.
Oggi le mamme che accompagnano i figli pagheranno lingresso solo 1 euro, ci saranno tutte le premiazioni dei vincitori e, intorno alle 15, tre giocatori della Lazio sfideranno alcuni fortunati alla Playstation. Vuoi mettere la soddisfazione di segnare dal vivo un gol a Carrizo o a Muslera o di fare un tunnel a Foggia? Basta la giusta combinazione di tasti, mica cè bisogno di chiamarsi Ibrahimovic.
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