Gara a difendere l’architetto Boeri: «È fratello di Tito»

Nel calderone di Annozero, l’altra sera, va in ebollizione anche la vicenda degli appalti alla Maddalena. E in pentola finisce anche un cognome famoso a sinistra: Boeri. Lo stregone Michele Santoro dosa gli ingredienti per la pozione avvelenata. Frammenti di intercettazioni, le telecamere nascoste «dei colleghi di Repubblica», quindi microfono aperto a favore dell’inviato dell’Espresso Fabrizio Gatti, premiato dopo l’exploit di qualche settimana fa in trasmissione. Fu latore della richiesta di dimissioni nei confronti del ministro dell’Interno Roberto Maroni per la questione degli sbarchi. Onore al merito. È commovente la presa di posizione di Lucia Annunziata. Dopo due ore di diretta stavolta non s’è alzata indignata e non ha abbandonato lo studio. Solleva l’indice per dichiarare forte e chiaro: «Stefano Boeri è un fior di professionista e se lo dice lui c’è da fidarsi. Mi sento di difenderlo».
Certo che nel tribunale di RaiDue fa effetto sentir tutelare l’immagine e la dignità di qualcuno, evento piuttosto raro. L’architetto Boeri è stato incaricato di ridisegnare l’ex arsenale e l’ex ospedale militare dell’isola sarda, capace di progettare capolavori come la «Casa sull’acqua», che doveva ospitare il G8. E però è altresì il fratello maggiore dell’economista Tito Boeri, firma di lusso del succitato Repubblica e cofondatore della rivista online Lavoce.info, fucina del pensiero progressista. Non sarà mica per questo che, a differenza degli altri personaggi coinvolti a vario titolo nell’inchiesta, meriti un «trattamento particolare»? Altro che i massaggi di Francesca. L’arcano lo svela, comunque, il pluridirettore emerito del Corriere della Sera, Paolo Mieli. Altra sviolinata: «Stefano Boeri non è un architetto qualsiasi, è il fratello di Tito Boeri, fa parte di una delle famiglie più rispettabili, non vorrei che in questa confusione finiscano persone perbene...».
Ecco, appunto, peggio per chi appartiene a casate meno «nobili» secondo i censori santoriani: Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovanpaola, perfino lo stesso Guido Bertolaso. Loro non hanno diritto al garantismo.

S’impara la lezione ascoltando le caute e moderate riflessioni di Sandro Ruotolo nel salotto di Annozero: «Ci sono corruttori e corrotti nella Protezione civile. Ci sono soldi, auto, telefonini, sesso, droga... cioè no, droga no!». Scusatelo, sarà un riflesso pavloviano del segugio delle Procure.

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