Forse sogno, forse sono un irriducibile utopista, forse dovrei fare un altro mestiere, forse non dovrei occuparmi neppure di politica.
Perchè mi piacerebbe che la strada in ricordo di Enzo Tortora - che arriva dopo una lunga battaglia dei radicali, del Giornale e di alcuni nostri lettori, penso ad esempio a Fernando Galardi, e per la quale torno a ringraziare Marta Vincenzi, che finalmente ne ha fatta una buona - segnasse qualcosa in più di un evento toponomastico più o meno rilevante.
Mi piacerebbe che quella targa ci regalasse un giornalismo diverso. Diverso da quello che descriveva Tortora come un cinico mercante di morte e diverso da quello che, come le bestie rabbiose e affamate, ha bisogno ogni giorno sempre di una preda diversa.
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