Garbagnate, anche la Margherita con la Cdl

Garbagnate, anche la Margherita con la Cdl

«Emilia Zoppè sta già preparando le valigie. Tabelle e dati alla mano, il sindaco rosso è consapevole dell’impossibilità di recuperare terreno neppure grazie all’apparentamento con la lista Di Pietro». Parola di Leonardo Marone, candidato sindaco del centrodestra, che in quel di Garbagnate Milanese vuole riportare il buon governo.
Uscita che Marone fa con il 44,1 per cento di voti e avendo anche a disposizione il 7 per cento di consensi conquistato dall’ex consigliere comunale della margherita Domenico Micalizi che il 27 e 28 maggio era sostenuto da quattro liste civiche. Sì, l’azzurro Marone ha stretto un accordo con Micalizi e aritmeticamente sarebbe già primo cittadino di Garbagnate. Condizionale d’uso per scaramanzia, anche se quel 7 per cento di consensi messo a disposizione da Micalizi a Marone anticipa già qual è lo scenario post-ballottaggio di lunedì 11 giugno.
Fotografia che, tra l’altro, dimostra come il sindaco uscente, Zoppè, non sia riuscita a raccogliere per il ballottaggio il sostegno di tutta la sua coalizione e, quindi, riparte da quel 39,8 per cento (pari a 5.707 voti) incrementato di 4 punti andati alla lista Di Pietro. Lista che, al primo turno, ha perso un per cento rispetto al 2002 e che è guidata da Domenico Banfi ossia «un deluso del voto dei miei concittadini, che con il sindaco Zoppè non ha mai filato d’amore e d’accordo» confida Marone.
Dettaglio, quest’ultimo, che a Garbagnate si declina pure in altri rapporti politici incrinati tra Zoppè e spezzoni della sinistra. «Risultato di cinque anni di malgoverno della città, di amici degli amici sempre in Comune e di prassi amministrative che, proprio alla vigilia del voto, abbiamo denunciato alla Procura della Repubblica» annota Dompè. Riferimento alla Asm, l’azienda a capitale prevalentemente pubblico, che fornisce il gas a 11mila famiglie e dove, ad esempio, quattro dipendenti su una ventina sono parenti di politici dell’Unione. Peccato veniale che non sorprende più di tanto chi segue da vicino la politica di Garbagnate spalmata su trent’anni di giunte rosse. «Abbiamo denunciato una gestione contabile degenerata, dove gli insoluti sono arrivati da un miliardo e 600 milioni di lire del 1999 a circa 6 miliardi del 2001» fa sapere Marone.
Fatti e misfatti che non hanno certo fatto innalzare l’appeal del sindaco Zoppè nei 27mila cittadini di Garbagnate. Anzi, la vicenda ha fatto venire meno il sostegno che qualche rimasuglio della Margherita ancora forniva al sindaco uscente.

Storia di ieri che Garbagnate vuole mettersi alle spalle, con il voto del 10 e 11 giugno, appuntamento alle urne per mandare a casa la sinistra ribadendo l’indignazione già urlata con le elezioni del 17 e 28 maggio. «A casa, la sinistra andrà a casa e noi potremo finalmente governare Garbagnate nel rispetto dei patti sottoscritti con gli elettori»

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