Garrone non si è fumato 40 milioni

Gentile signor Gallesio, io non sono né il difensore né tanto meno l'esegeta di Riccado Garrone. Semplicemente mi limito a commentare al massimo della lucidità mentale di cui sono capace il suo operato in ambito calcistico. Quando perciò lei afferma che «la storia insegna che è il pensiero che illustra l'uomo, non le ricchezze», io - che pure politicamente dissento da talune posizioni del presidente onorario della Erg - mi limito a osservare che il pensiero del ricchissimo Garrone, considerato ciò che è riuscito a fare, il numero di persone alle quali dà lavoro e la quantità e la qualità delle sue elargizioni - debolissimo non dev'essere.
Ma restiamo al motivo del contendere. Giudico «oculata» la gestione calcistica di Garrone in quanto gli studi, la storia e la vita mi hanno insegnato che su questa terra «tutto è relativo». Apposta personalmente apprezzo l'intuizione della prima sofistica (Protagora, Gorgia, Trasimaco, Calliche, Antifonte) e le sue tre proposizioni applicate alla Verità. 1) Nulla è. 2) Se anche qualcosa fosse non sarebbe conoscibile. 3) Se infine esistesse e fosse conoscibile non sarebbe comunicabile ad altri. L'esempio classico fornitoci al Liceo dal professor Volpati («Questa minestra per me è salata, per te insipida») efficacemente spiega che l'uomo, in quanto essere limitato, non può raggiungere la Verità vera. Tant'è che pure le migliori Sentenze dei migliori Tribunali sono opinabilissime. Naturalmente poi c'è la Fede, ma questo è un altro discorso.
Dunque, in un ambiente pazzoide, dove la sperequazione è legge, Garrone ha imposto in casa propria il massimo dell'oculatezza compatibile con il massimo della competitività sportiva cui possa obiettivamente ambire la propria squadra; dopodiché non mi pare scandaloso che invochi il massimo della perequazione possibile in un'opera che, comunque la si consideri, resta inequivocabilmente «collettiva» qual è il campionato di calcio.
Quanto al fatto che Della Valle abbia lasciato fallire la Fiorentina per prenderla «oculatamente» a zero mentre Garrone ha sborsato 40 milioni di euro «soltanto» per non far fallire la Sampdoria, viva mille volte Garrone.

Certamente, come lei dice, la circostanza avrà aumentata la visibilità del neo presidente della Sampdoria, ma persino lei dovrà convenire che non è trascurabile il particolare che quei 40 milioni sono andati a gratificare creditori in sofferenza, mica si sono immolati in fumo a maggior gloria del sigaro di Garrone.

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