da Milano
Il colosso russo Gazprom e il governo bielorusso appaiono ancora lontani da una intesa sul prezzo del gas. L'ultimo atto del braccio di ferro tra Mosca e Minsk è il monito di Gazprom, che replica alla minaccia bielorussa sul gas in transito verso l'Europa. «La pipeline di Yamal è di nostra proprietà», ha fatto sapere un portavoce della compagnia russa, diffidando i bielorussi dal compimento di qualsiasi «intervento non autorizzato».
Ieri è stato anche il giorno che ha visto scendere in campo con un invito esplicito e pressante l'Unione europea, attraverso il commissario all'Energia Andris Piebalgs: «Invito entrambe le parti a raggiungere quanto prima possibile - ha dichiarato - un accordo soddisfacente che non metta in discussione i transiti di gas verso l'Europa». A questo tema l'Unione dedicherà un meeting il 4 gennaio prossimo, ma prima si scioglierà il nodo tra Russia e Bielorussia, perchè è ormai cominciato il conto alla rovescia e gli occhi di tutti sono puntati alla data del primo gennaio.
La Russia non ha modificato le richieste a Minsk, domandando per gli approvvigionamenti 200 dollari per mille metri cubi di gas contro i 46 finora pagati. O, in alternativa, 80 dollari più la metà dell'asset riguardante la rete dei gasdotti bielorussi. Minsk per ora non si smuove dal secco «no» ad entrambe le opzioni.
Certo è che lo scenario rispetto a dodici mesi orsono appare molto cambiato: un anno fa la crisi scoppiò con l'Ucraina, e ora è invece proprio Kiev a tendere una mano a Mosca, dopo l'accordo raggiunto di recente sui nuovi prezzi.
Gas, lUe chiede subito una soluzione
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