Gasparri: «Musso? Cercavo di trattenerlo»

(...) Da lì, dal faccia a faccia col premier - che, dietro consiglio di Claudio Scajola, perfettamente solidale fra l’altro con Roberto Cassinelli e Franco Manzitti (!?), l’aveva inserito nel 2008 al primo posto della lista Pdl per il Senato, seggio strasicuro senza neanche fare campagna elettorale -, Musso se n’è uscito sereno e convinto del grande passo. Come spiega egli stesso: «Berlusconi ha manifestato apprezzamento per il mio operato, e di questo lo ringrazio. Ma non cambiano - precisa il senatore in una nota - i motivi di fondo della mia scelta». Dimissioni irrevocabili, dunque. Il docente universitario genovese prestato alla politica, già candidato alla carica di sindaco (carica accettata, vittoria solo sfiorata contro Marta Vincenzi), inviato poi a candidarsi per l’europarlamento (incarico rifiutato), e finora (insisto: finora) potenziale ricandidato al vertice di Tursi nel 2012, spiega in sei punti le ragioni del dissenso: mancata realizzazione di parti importanti del programma elettorale, attenzione eccessiva per i temi della giustizia, permanenza in posizioni rilevanti di persone condannate per gravi reati, esigenza di stili di vita più sobri per chi ricopre cariche di governo, impoverimento del ruolo del Parlamento, e assenza di democrazia interna al Pdl.
No, non è Santoro, e neanche Travaglio a parlare così. È il senatore Musso, oggi Gruppo Misto, domani chissà. Intanto, pur di fronte a tanto disgusto, si sente in dovere di giustificare le mancate dimissioni da Palazzo Madama (che avrebbero aperto la strada a Luigi Morgillo): «Mi è stato chiesto dal capogruppo Gasparri e da Quagliarello di non presentarle, le dimissioni, onde evitare un dibattito in aula e un voto a scrutinio segreto che potrebbero danneggiare la maggioranza». E il bello è che Gasparri, interpellato dal Giornale, conferma: «La vicenda Musso - dichiara il capogruppo del Pdl - è lunga e a tratti non facile da capire. Diamo atto a Musso di non aver mai fatto manovre o cose scorrette in Senato. Non seguo ovviamente la quotidianità genovese e non posso giudicare dibattito che non conosco - aggiunge Gasparri -. Per dimostrare correttezza, Musso tempo fa disse che poteva anche dimettersi da senatore per dimostrare che non aveva piani segreti o non corretti. Ricordo di avergli detto di non farlo, sempre nella speranza di una sua permanenza nel Pdl. Certamente, gli ho fatto presente che le dimissioni passano per un voto segreto dell’aula e si prestano a speculazioni del fronte opposto.

Ma l’intento è sempre stato quello di indurlo a stare con noi». Della serie: non ci siamo riusciti, ma ci abbiamo tentato. In fondo, dopo tutto quello che si dice a carico dei politici, è bello scoprire che lo spirito di De Coubertin aleggia così candidamente in Senato...

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