Paolo Scotti
da Roma
Quandera bambino e gli chiedevano cosa avrebbe voluto fare da grande, anche lui - come quasi tutti i bambini - rispondeva: «Il pompiere». Oggi, quarantanni dopo, con indosso il casco rosso, la tuta ignifuga e tutta la super-tecnologica attrezzatura da fiammante vigile del fuoco, Alessandro Gassman sembra felice proprio come un bambino. «Felice daver interpretato un ruolo forte, ricco, umano e vero - spiega - Felice daver preso parte ad una fiction di grande impegno e di fortissimo impatto».
Si respira aria di soddisfazione, tra i realizzatori Mediaset che da ben sei anni inseguivano lidea di un progetto sul corpo in divisa più atletico e spericolato che esista. E che oggi possono presentare Codice rosso: sei puntate ad alto quoziente spettacolare, in onda da giovedì su Canale 5. «A questa storia pensavamo dal 2000 - conferma il responsabile della fiction, Pincelli -. Cioè da prima che l11 settembre conferisse ai vigili del fuoco un alone eroico. Ci sembrava paradossale, infatti, che dopo aver raccontato tutti i possibili corpi in divisa, la tv ignorasse proprio questo. Noi stessi, per ben due volte, dopo averlo varato avevamo dovuto rinunciare allidea».
Il perché è intuibile: mettere in scena il fuoco implica unovvia serie di enormi difficoltà, organizzative e realizzative. Che qui sono state superate grazie allattivo aiuto del corpo (autentico) dei vigili del fuoco di Roma. «Non a caso, coi suoi quasi nove milioni di euro e le sue quasi trenta settimane di set, Codice rosso è risultata una delle fiction Mediaset più costose e di più lunga lavorazione». Il risultato, però, è incoraggiante: prima ancora della sua messa in onda, Codice rosso è già stato venduto alla tv francese, e a queste prime sei serate, dirette a quattro mani da Monica Vullo e Riccardo Mosca, e interpretato anche da Pietro Taricone e Antonello Fassari, ne seguiranno nel 2007 altre dodici.
Quali gli obbiettivi dellambizioso progetto? «Volevamo raccontare la vita quotidiana e i rischi giornalieri di persone normali, ma al tempo stesso specialissime - spiega Pincelli -. Senza retorica, con realismo. I vigili del fuoco rischiano la vita ogni giorno. E non per lo stipendio, che non è certo faraonico; ma per valori precisi, come lo spirito di servizio, la dedizione agli altri, il senso del dovere». Così il clima della storia è fortemente drammatico, sulla scia dei modelli americani, e dunque ai limiti dellansiogeno («Ma più che tensione procura emozione», precisa Pincelli) anche se «volutamente alleggerito da spunti di commedia, nel racconto delle vite private dei personaggi».
Affascinato dal ruolo del caposquadra Pietro Vega, è il protagonista Alessandro Gassman. «Quando incontro personaggi come questo sono felice di fare tv. Non si tratta infatti delleroe a tutto tondo come ce lo racconta il cinema americano; ma di un leader che, avendo dovuto in passato scegliere tra la vita di un suo uomo e lincolumità di tutta una squadra, vive un lacerante senso di colpa. Poi è anche un «mangiafuoco»: uno cioè che si assume rischi impossibili pur di proteggere i propri uomini».
Accanto a lui anche un simpatico «imboscato» (Taricone), il fratello di un caduto (Claudio Gioè) lappena ventenne Stella (Ilaria Spada) e il veterano della caserma, Rocco (Fassari). «Tutti fin dallinizio disponibili ad allenarsi una settimana presso la scuola di Montelibretti - racconta la Vullo - nonché di affrontare il fuoco. Che è integrato da effetti digitali; ma quasi sempre autentico». Leffetto finale è di grande impatto.
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