Gatti: «I miei zii facevano una vita alternativa»

Il 42enne bresciano accusato del duplice omicidio: «Non avevo motivo per ucciderli»

da Brescia

Guglielmo Gatti, il quarantaduenne bresciano accusato di aver ucciso e fatto a pezzi gli zii, i coniugi Aldo e Luisa Donegani, in cella dal 17 agosto 2005, ha messo nero su bianco la sua verità, affidandola a uno scritto mostrato in anteprima alla trasmissione tv Verissimo.
Si tratta di appunti in cui il sospettato numero uno per il duplice massacro, da un mese alla sbarra davanti alla Corte d’assise del tribunale di Brescia, ribadisce punto per punto la sua versione, questa: primo, Gatti professa la sua totale estraneità al delitto, un fatto che sostiene di non aver commesso e che, insiste, non avrebbe, suo dire, avuto motivi di compiere; secondo, rimarca la sua disponibilità con gli inquirenti fin dagli interrogatori iniziali; terzo, chiarisce di non svolgere alcuna attività lavorativa perché dice di «non averne bisogno». «I genitori, che ho scelto spontaneamente di accudire, mi hanno lasciato un patrimonio sufficiente per vivere», fa sapere Gatti (il quale in banca dispone di oltre 190mila euro); da ultimo, suggerendo così una chiave di lettura nuova dell'omicidio, il 42enne sottoscrive: «Gli zii tenevano uno stile di vita alternativo».
L’uomo tornerà in aula domani. La scorsa settimana, durante un’udienza del processo, l’avvocato di Gatti, Luca Broli, aveva ribadito che Guglielmo «non era al Passo del Vivione il primo agosto del 2005 (data in cui secondo l’accusa si sarebbe disfatto dei cadaveri, ndr).

«Ho forti perplessità su quanto ascoltato dai testimoni», aveva aggiunto riferendosi alle deposizioni di tre dei quattro componenti la famiglia che ritengono d’aver incrociato il primo agosto del 2005 al Passo del Vivione un’auto simile a quella di Guglielmo Gatti e condotta da una persona somigliante all’imputato.
Nell’abitazione e nell’auto dell’imputato gli esperti della scientifica avevano rilevato tracce di sangue delle vittime.

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