MilanoUn altro po e Lorenzo Croce, presidente dellassociazione animalista Aidaa, come il mitico re Salomone prendeva la spada e tagliava in quattro il conteso gatto Michele. Poi alla fine tutti hanno convenuto su unaltro tipo di divisione: non della povera bestiola dunque, ma della sua cospicua eredità, pari a un milione. E così con 250 mila euro a testa se ne sono andati via tutti felici e contenti.
Il primo «Libro dei Re», narra della grande sapienza del monarca ebreo vissuto mille anni prima di Cristo. Un giorno gli recarono due donne che affermavano di essere madri dello stesso bimbo. Salomone lo prese in mano e alzò la spada per dividerlo in due. Una delle due si lanciò in avanti dicendosi pronta a lasciare il piccolo allaltra e il Re capì essere la vera madre.
Più o meno la stessa situazione in cui si è trovato il presidente dellAssociazione animali e ambiente, quando in quattro si sono presentati a reclamare diritti su un bel micione di cinque anni dal pelo rosso. Michele infatti insieme ad altri quattro felini apparteneva al signor Luigi, nome di fantasia, facoltoso uomo daffari milanese deceduto a fine aprile 2010 lasciando in eredità una serie di immobili di pregio tra Milano, Roma, Porto Recanati e Roma. Un patrimonio da dividere tra i tre figli, due maschi e una femmina, che però si trovarono anche, chiediamo scusa per la banalità, una bella gatta da pelare. Sotto forma di cinque gattoni. La figlia parlò con una conoscente che si impegnò a far adottare le bestiole.
Passa qualche settimana e lereditiera ricontatta lamica dicendo di aver scoperto un viscerale amore per i felini, in particolare per Michele. «Ma Michele ora vive in provincia di Pavia e sta benissimo nella nuova famiglia» la risposta. Comunque le fornisce il nome dei nuovi padroni che si sono ormai affezionati alla bestiola e non intendono cederla. Ma la donna non demorde. Così dopo una serie di telefonata tra Milano e Pavia, che coinvolgono anche Croce, viene fuori larcano. Il signor Luigi aveva lasciato un prestigioso attico nella centralissima via Nazionale, dal valore superiore al milione di euro, a chi si fosse preso cura di Michele. Ne nasce un putiferio, anche perché gli altri due fratelli vengono così a conoscenza dellinghippo che la sorella stava tramando alle loro spalle.
La vicenda rischia di trasferirsi nelle aule di un tribunale fino a quando interviene Lorenzo Croce nelle vesti del re Salomone. Poiché nessuno vuole rinunciare al gatto non resta che usare la spada. Non sul povero Michele, che essendo stato castrato ne ha abbastanza di «divisioni», ma sul patrimonio. In altri termini il micio viene intestato ai tre fratelli che lo affidano alla signora di Pavia.
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