Sport

Gattuso sveglia il Milan: «Basta con il passato»

«Per vincere non conta essere campioni d’Europa, ma lavorare tutti i giorni». Intanto si scalda Ronaldo: «Tornerò presto». Forse con l’Atalanta

Milan, e adesso tocca alla squadra, ai veterani e ai (pochi) nuovi arrivati. Risparmiati da Galliani: «Non vedo in giro nessuno migliore dei nostri», e coccolati dal presidente Berlusconi che commenta con ironia bonaria: «Ho parlato con Ancelotti, ho la mia teoria e dico che questi giocatori, quando arrivano a Milanello, è meglio mandarli a dormire invece di mandarli in campo per un ulteriore allenamento. Il problema è che sono super allenati. La contestazione a Galliani comunque mi sembra ingiusta». Ma fischiati dal pubblico sono di fronte a un bivio. O riescono ad attraversare la «nuttata», oppure cominciano i guai anche per loro. E per Ancelotti, legato agli eroi di Atene e poco incline a fidarsi della panchina ritenendola non all’altezza dell’emergenza. Il conto alla rovescia è cominciato. E ci sono due episodi che ne danno pubblica conferma. Il primo è rappresentato dalla feroce analisi firmata da Rino Gattuso, uno dei pochi che, nei giorni difficili, ha il coraggio di uscire allo scoperto. È stato sostituito un paio di volte, e già questo particolare deve avergli procurato l’orticaria. «È un periodo nero ma dobbiamo uscirne noi» il primo riconoscimento di Gattuso. Seguito da altre riflessioni. Tipo: «Le parole di Berlusconi sono pronunciate da uno che da 20 anni guida un gruppo vincente». Oppure: «I tifosi contestano ma siamo noi i primi a dolerci della situazione negativa e speriamo che vada come un anno fa, sofferenza nei primi sei mesi, gioie negli altri sei».
Quando la crisi si fa dura, sono i duri che devono parlare, oltre che giocare. Ed ecco Gattuso fare il duro con se stesso e con lo spogliatoio: «Ci chiediamo cosa non funziona: se ciascuno di noi facesse quel che sa, le vittorie arriverebbero». Il Milan deve riprendere la strada maestra. Che passa, come si capirà dalla frase successiva, attraverso una feroce applicazione in allenamento. «Ci vuole una voglia matta di tirarsi fuori, le motivazioni non sono un problema perché è troppo bello vincere. Il punto è un altro: per vincere non conta aver conquistato due Champions o una coppa del Mondo, ma conta quello che fai in settimana»: questa forse la frustata di Gattuso sul viso del Milan campione. E non c’è stanchezza che possa giustificare qualsiasi cedimento. «Se giochiamo da squadra, e in questo momento non lo stiamo facendo, torneremo il Milan di una volta» la sua conclusione. Che è un elettrochoc per tutti. Tocca ad Ancelotti raccogliere questa spietata auto-critica per aggirare un altro scoglio alle viste. Se continua a far giocare gli stessi 11-12 giocatori, il corto-circuito fisico è inevitabile. Come dimostrano i tormenti di Pirlo, che insieme con Gattuso, Seedorf e Ambrosini risulta tra i più utilizzati nelle passate settimane. Oddo è out, Ambrosini squalificato, Serginho in crescita ma forse è venuto il momento di rivolgersi alla panchina.
A conferma del fatto che qualcosa si muove nelle viscere del Milan, c’è un’altra notizia. Riguarda, udite udite, Ronaldo, autore ieri di una seduta atletica giudicata strepitosa dallo staff tecnico: da giovedì, ecco la decisione, si unisce alla squadra, potrebbe tornare in campo già contro l’Atalanta, prima della sosta per la Nazionale chiamata a giocarsi a Glasgow la qualificazione europea. Non si tratta di un semplice pronostico.

Ieri, lo stesso Ronaldo, interpellato all’uscita da Milanello e interrogato sul suo ritorno in campo, ha risposto per la prima volta in modo meno evasivo: «Presto, molto presto».

Commenti