Gattuso: «Va via uno che ci fa vincere»

nostro inviato a Firenze

Al ballo dei debuttanti (ben nove nella sperimentale pre Confederations di Lippi), Rino Gattuso indosserà gli abiti della «chioccia». Capitano per una sera, forte delle 65 presenze in azzurro, all’Arena Garibaldi di Pisa dove tira aria di contestazione dopo la retrocessione inattesa dei nerazzurri («mi aspetto buon senso e sostegno alla Nazionale», sottolinea Lippi). Rino sarà capitano con la nuova maglia, studiata appositamente dalla Puma per la trasferta sudafricana: un azzurro molto più chiaro, sulla tonalità della divisa dell’Argentina, i calzettoni marroni scuri e uno dei due pantaloncini della stessa tinta, richiamo alla nazionale di Pozzo degli anni ’30, con una piccola variazione al nero dell’epoca. «Non importa come sia fatta la casacca, vestire l’azzurro è sempre un onore», ricorda Gattuso, al ritorno in Nazionale dopo l’infortunio al ginocchio.
Rino «prende» idealmente per mano i nuovi arrivati, ma butta un occhio a quanto sta accadendo a Milanello. Dove gli addii sono all’ordine del giorno, da Maldini ad Ancelotti fino a quello ormai imminente di Kakà. «Aspetto ancora che sia ufficiale, ma certo dispiace molto: Kakà non è uno qualsiasi o l’ultimo arrivato, va via uno che fa vincere, un campione insomma». Già, una grossa perdita per Gattuso che prova a spiegare la decisione della dirigenza rossonera. «Si parla di crisi e di fronte a certe cifre la società ha deciso di metterlo sul mercato. Se sono scontento? Io sono stipendiato dal Milan, e se il club ha valutato così non sta a me intervenire, io devo solo pensare a giocare. Certo, se ci sono cose che non mi vanno andrò a parlare in sede». Gattuso nega di sentire aria di smoblitazione. «Maldini ha lasciato a 41 anni, che cosa doveva fare? E poi Thiago Silva è un gran difensore, non dimenticando che Nesta sta rientrando e ci darà ancora molto. Ancelotti? Nello spogliatoio di Firenze ho pianto ed è normale dopo otto anni contrassegnati da tante vittorie e qualche sconfitta, tornano in mente molti ricordi. D’altronde piansi anche quando andò via Lippi dalla nazionale (“sì, di gioia...”, scherza il ct azzurro seduto a fianco a lui). Devo dire che comunque Ancelotti non si può lamentare, non è che è rimasto senza lavoro: ha fatto un gran bel contratto, anzi sono pure un po’ geloso...». E a proposito di addii, a breve potrebbe esserci quello di Ciro Ferrara al gruppo azzurro. «È stato importante per la Nazionale e lo sarà anche questa settimana. Se sarà scelto dalla Juve, lo lasceremo libero da sabato. Di più non dico, se non che oggi i dirigenti scelgono un allenatore in base al carisma, alla personalità, alla capacità di gestire calciatori che sono uomini e professionisti di alto livello». Un elogio a Maldini («uno come lui qualsiasi cosa farà, la farà bene») e uno a Santon, il più giovane degli esordienti.

«Ci sono periodi in cui c’è abbondanza nei ruoli, altri in cui c’è carenza. E in questo momento, di esterni destri di difesa ce ne sono pochi. Santon è un predestinato, un ragazzo serio e di grandi capacità». Quasi sicuramente l’interista sarà fra i 23 per il Sudafrica.

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