Alberto Toscano
da Parigi
La confusione è alle stelle in Francia dopo il discorso con cui il presidente Jacques Chirac, venerdì sera, ha annunciato due scelte tra loro contraddittorie: da un lato la legge sul nuovo «contratto di lavoro per i giovani» viene promulgata e dall'altro viene bloccata in attesa d'essere sostituita da un'altra legge sullo stesso argomento. «È la prima volta che una legge viene promulgata per non essere applicata», ironizza il liberale François Bayrou, ex alleato e ormai avversario di Chirac. Questo scenario pirandelliano si spiega col fatto che l'Eliseo è sottoposto a due pressioni contrapposte: la piazza, che chiede il ritiro della legge sul «Contratto di prima assunzione» (Cpe in sigla francese), e il primo ministro Dominique de Villepin, che ha legato il proprio nome alla riforma e che dovrebbe dimettersi se questa finisse alle ortiche.
Ieri mattina proprio Villepin ha riunito la task force incaricata di preparare il progetto di Cpe nuova versione. Non si tratta di un emendamento: la legge istitutiva del Cpe è stata approvata un mese fa dai due rami del Parlamento e sta entrando teoricamente (solo teoricamente) in vigore per cui è troppo tardi per «emendarla». Si tratta invece di un nuovo disegno di legge, che dovrà essere discusso dai due rami del Parlamento secondo la procedura abituale. Nella riunione con Villepin, i leaders del partito che ha la maggioranza assoluta in Parlamento (l'Ump, Union pour un mouvement populaire) hanno deciso di proporre rapidissimamente il nuovo testo. E il presidente del partito (nonché ministro dell'Interno) Nicolas Sarkozy sembra essere d'accordo.
Sempre ieri le opposizioni di sinistra - comprese quelle extraparlamentari - si sono riunite nella sede del Partito comunista per coordinare l'opposizione nelle piazze come in Parlamento. Cortei da un lato e ostruzionismo dall'altro. È molto difficile che il «Cpe 2» possa essere approvato senza un ricorso al voto di fiducia, che le opposizioni denuncerebbero come un rifiuto del dialogo. Proprio per dimostrare la sua disponibilità al dialogo, Sarkozy ha telefonato ieri al leader della contestazione studentesca al Cpe, Bruno Juliard, chiedendogli di aprire un tavolo di discussione. Risposta: «Nessun dialogo senza il ritiro completo e ufficiale del Cpe». Il vecchio Cpe (che aveva una durata di due anni e che prevedeva la libertà di licenziamento per i giovani) verrà sostituito con una versione meno rigida (durata di un anno e necessità di motivare i licenziamenti), ma la protesta - invece di stemperarsi - si è improvvisamente inasprita.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.