Da una parte l'abbraccio di Marta Vincenzi a Vladimir Luxuria, la più ammirata e la vera star del Gay Pride, al termine del lungo corteo, oltre 300mila persone secondo gli organizzatori, 80mila secondo la questura, che ha occupato il centro di Genova dalla Stazione marittima fino a piazza De Ferrari dalle quattro del pomeriggio fino alle dieci di sera. Con dieci minuti di silenzio in via XX Settembre contro le violenze in Iran. Anche fra le proteste di molti che si sono visti espropriare per un giorno la propria città e gli applausi di tanti altri che invece hanno apprezzato lo show.
«Genova - dice il sindaco - ha dimostrato di essere la città dei diritti e solidale».
In mezzo migliaia tra gay, lesbiche e transessuali, con alcuni eccessi, seni nudi e costumi osé a ballare e a rivendicare libertà e diritti con attacchi soprattutto al Papa chiamato «Nazinger» per la sua politica sui preservativi e, su qualche cartellone, anche contro «Papi» Berlusconi: «Se Silvio e Noemi si possono frequentare perché Paolo e Antonio non si possono sposare?».
Poi il carro della Comunità San Benedetto di don Gallo con le transessuali del ghetto genovese (una è stata ricoverata in ospedale per un grave malore e all'altezza di via Balbi il corteo si è fermato per mezz'ora) e lo slogan: «La Carfagna è assente e la Chiesa purtroppo tentenna».
A seguire medici e infermieri (stavolta ovviamente finti) per ricoverare l'omofobia in un "gay" hospital. Quindi la nota stonata, in mezzo alle musiche e ai colori, di un gruppo (...)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.